L’altro ieri , mentre uscivo dal grande magazzino UPIM mi è capitata una disavventura imbarazzante . Al mio passaggio ho sentito suonare l’allarme, quello relativo a chi esce senza aver pagato la merce.

In tutta la mia vita, l’unica volta che ho “rubato”  è stata una cingomma sputata da una mia compagna  e messa sul banco.

Ricordo quanto desiderassi  masticare una gomma. In casa mia era categoricamente proibito. Quando lei la lasciò, perchè la maestra l’ha chiamata alla cattedra, io velocemente l’ho   messa in bocca.

Per qualche secondo ho provato un piacere indescrivibile, ma subito dopo , mi sono sentita terribilmente in colpa per quel furto e ancora oggi me la porto dietro come un peso.

Ebbene, tornando al fatto che questi campanelli suonano senza misura, mi sono ritrovata faccia a faccia con la commessa che, con sguardo sospettoso ma rassicurante, mi diceva di avvicinarmi alla cassa.

Mi sono sentita di fuoco! In quel momento ho pensato di tutto: mi sarà caduto dentro la borsa qualche cosa e non mi sono accorta? Qualcuno ha messo dentro la mia tasca qualche oggetto per scherzo? 

Se per sbaglio mi  avessero trovato qualche cosa senza pagare (ma poteva essere solo un errore) io sarei morta sul colpo.

La prima cosa che la commessa ha fatto è stato controllare gli acquisti. Tutto era stato regolarmente pagato.

Dopodichè mi è stato chiesto di ripassare sotto l’archetto-allarme ma questo continuava a suonare.

Allora per correttezza, io stessa, ormai rassegnata, ho svuotato tutta la borsa davanti a  tante persone curiose che assistevano a questo processo vergognoso.

Finalmente, ecco che, ripassata sotto l’archetto, l’allarme non si è più attivato.

La mia borsa non conteneva naturalmente nessun oggetto rubato.

Ma a questo punto, per togliere ogni dubbio, ho voluto io stessa controllare ogni pezzo per capire da cosa dipendesse. Volevo levare ogni ombra  a tutte le persone che, incuriosite, fingevano di fare acquisti ma volevano vedermi con le manette.

Il massimo dell’assurdo è stato  che l’oggetto che provocava l’allarme era un farmaco,si, un farmaco che sono costretta a prendere tutta la vita (quindi gratuito)  e che la farmacista   non aveva scaricato. La cosa molto strana è che facesse contatto con l’allarme dell’Upim.

Le commesse , sorridenti,  hanno tirato un sospiro di sollievo e  improvvisamente tutte le persone intorno si sono avvicinate incoraggianti nei miei confronti, quasi preoccupate che potesse succedere anche a loro.

Si, ma la vergogna di questo quarto d’ora, chi me la paga?

Non sarebbe stato meglio che tutto questo ambaradan fosse stato fatto in un ufficio privato? 

6 Responses

  1. è un periodo che semino i miei avatar come noccioline .. ora da te ieri da Carola .. giuro che io non c’entro!!! Però sarà la mia magia!!!!! ;-)))) Nenet

  2. è capitato anche a me alla unes è suonato il campanello per fortuna le commesse sapevano del contatto con l’upim. Ho mostrato l’aquisto fatto alla upim e tutto si è risolto anche perchè da loro non c’era quel prodotto e poi avevo lo scontrino.Però la figuraccia non te la ripaga nessuno purtroppo un saluto consolati siamo in tante in queste condizioni ciao Ida

  3. Sono proprio contenta che non ti abbiano arestata! Scherzo…bellissima la storia della cingomma sputata!

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