pianista

Chi studia pianoforte non sempre ha come prospettiva quella di fare il pianista concertista anche perchè si sa, non è facile intraprendere la carriera solistica. I talenti sono tanti ma pochi quelli che emergono realmente. Ci sono però diverse altre possibilità come quella di dedicarsi all'accompagnamento di cantanti e musicisti.
Accompagnare un cantante non è facile. Il pianista accompagnatore ha il compito di seguire in maniera discreta l'artista , respirare con lui ma mai sovrastarlo. E' una vera specializzazione e di questo ne sa qualche cosa il pianista Valerio Carta vero specialista dell'accompagnamento, col quale anche io ho avuto il piacere di collaborare.
Valerio, quando hai intrapreso gli studi musicali?
Ho cominciato quando ero appena in V elementare diplomandomi poi a 20 anni.
Come mai hai deciso di intraprendere proprio lo studio del pianoforte?
Mia madre aveva un pianoforte in casa che ogni tanto strimpellava, mia sorella seguiva le lezioni dalle suore ed io di conseguenza sono stato trascinato.
La carriera da solista però non mi attirava molto, preferivo di gran lunga le collaborazioni, così ho frequentato il biennio superiore di “Accompagnatore al Pianoforte”.
Ma tu non accompagni solo cantanti.
Mi capita di accompagnare anche strumentisti, attori in spettacoli teatrali, operette ecc.
Qual' è il musicista che più hai apprezzato nella tua vita?
Sono affascinato dalle belle voci ed è per questo che mi piace accompagnarle al piano: il mio artista è sicuramente

>Freddie Mercury. Tra i pianisti Michel Petrucciani e sul versante classico Glenn Gould.
Davvero tre nomi originali per un pianista classico.
Si anche se ci sono comunque tantissimi musicisti italiani che apprezzo ugualmente.
Quali sono le qualità che un giovane deve avere per intraprendere questi studi
?
Sicuramente il talento che comunque da solo non basta. La musica

è soprattutto una disciplina, anche l’artista più dotato deve studiare tantissimo per poter ottenere buoni risultati. Molti sono i talenti dispersi. Non basta saper scrivere se poi non scrivi, o saper leggere se poi non leggi. Bisogna sfatare il luogo comune che padroneggiare uno strumento musicale sia una dote di pochi. La capacità di suonare o cantare, sia per stare in compagnia degli amici sia a livello professionistico, è di tutti e si può sviluppare senza problemi. Basta studiare con metodo e con costanza.
Poi c'è anche un fatto a mio avviso importante: nei conservatori non si è mai insegnata l’improvvisazione come sviluppo della mente, della fantasia e delle capacità creative. Vengono insegnate la tecnica, la cura del suono, la dinamica, la logica, si impara a eseguire lo spartito in manier
a perfetta e a rispettare la partitura, dimenticando che Mozart, Beethoven, Liszt erano dei grandi improvvisatori. Fazil Say, un bravissimo pianista turco, ad esempio, improvvisa sulla musica classica. Improvvisare su un tema di Bach non significa offendere il suo genio ma sviluppare la nostra capacità personale.
Come vedi la musica con la tecnologia sempre in evoluzione?
Bisogna tenerla in considerazione. Oggi sentiamo colonne sonore interamente composte al computer. Comunque tutti gli eventi acustici, con i dovuti limiti, sono utili per un educazione all’ascolto, fatto in maniera adeguata e non cruenta. Il Maestro di Buddismo Miao-lo scrisse: “Perché si possano introdurre i principi di verità, prima devono essere elaborate le dottrine dell’etichetta e della musica”. Ciò che apprendiamo nella scuola serve per affrontare la vita, considerando tutta l

’esistenza e non solo una parte limitata di essa, lo studio di uno strumento o della voce deve essere

strettamente collegato agli altri studi. Il musicista non è un pazzo con i capelli lunghi che suona e che non capisce nient’altro, che vive in un mondo tutto suo avulso dalla quotidianità, ma una persona comune con i piedi saldamente appoggiati per terra.

Un ricordo particolare della tua carriera?
Maggio 1999, spettacolo "Interrogatorio a Maria" di Giovanni Testori, regia di Marco Gagliardo presso la fiera di Cagliari. Lo spettacolo, ripreso e trasmesso da Videolina, iniziava così: ingresso del sottoscritto, vestito da pagliaccio che, con camminata "macchiettistica" a piccoli passi muovendo le braccia tipo gabbiano, attraversava tutto il palco in direzione di un'immagine a

grandi dimensioni, con relativa pernacchia dopo aver osservato gli attori. Arriviamo all'ultima delle tre repliche, tutto è pronto per l'inizio quando mi accorgo di avere ai piedi i miei mocassini neri anzic

hé le calzature dello spettacolo. Non c'era più il tempo di recuperarle, brivido di freddo pensando alla "cazziata" di Marco se se ne fosse accorto. Buio in sala, luci sul palco e quindi il mio ingresso che apriva lo spettacolo: ho fatto l'ingresso più veloce possibile con la speranza che nessuno notasse l

e mie scarpe, mi sono rilassato solo quando sono giunto al pianoforte col catafalco che copriva piedi e gambe, un ingresso velocissimo che a me sembrava non finire mai. Andò tutto bene, con l’abbraccio di Marco a cui non ho mai detto della dimenticanza.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Mi piacciono le cose allegre e spiritose, che però non significa musicalmente superficiali. Chi ti ascolta deve uscire dalla sala leggero e allegro con il sorriso sulle labbra. Un’idea che mi frulla in testa in quest’ultimo periodo è costituire una formazione musicale con un repertorio da varietà e cabaret.
Ti ringrazio per l' intervista e approfitto per pubblicare questo video ricordo della nostra collaborazione di qualche anno fa.

Parte di questa intervista è stata gentilmente concessa da http://vocedelsarrabus.altervista.org/Lvs201110.pdf


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