Ero studentessa in canto al Conservatorio di musica quando seguivo le vicende che riguardavano il Teatro lirico della mia città. Gli artisti del coro e i professori d’orchestra, lottavano per poter diventare stabili. Forse all’epoca ero troppo giovane per capire di cosa si trattasse, ma l’ho compreso poi  quando, anche io, ho cominciato l’ avventura di artista del coro.

La stabilità in un Teatro significa qualità. Chi fa musica sa benissimo quanto sia importante l’affiatamento col proprio vicino, la continuità nello studio dello spartito e della voce. Gli esecutori devono essere possibilmente sempre gli stessi che, guidati da un bravo maestro, potranno portare ad un risultato di amalgama perfetta nel suono e nella vocalità.

Il pubblico pagante che va ad ascoltare   un  concerto o un’opera, ha bisogno di sentire un buon prodotto . L’orecchio di chi ama la musica è abituato sempre più alle   incisioni in alta fedeltà e quindi  il confronto è d’obbligo.

Ebbene, alla luce delle ultime notizie che arrivano dai teatri lirici italiani, ed in particolare dal Teatro dell’Opera della nostra capitale, si legge che c’è nell’aria l’intenzione di tornare a quella condizione precaria di quasi quarant’anni fa. Ma come è possibile che un teatro così importante come quello di Roma debba diventare teatro di serie B e fanalino di coda rispetto ai grandi teatri europei dove la musica è considerata fra le risorse più importanti del paese?

Si legge così nel Messaggero di ieri

“Un nuovo contratto, a tempo determinato, per orchestrali e coro.
Un tetto di prestazioni annue fissate nero su bianco, con la possibilità per gli artisti di lavorare da liberi professionisti anche altrove. La rinascita del Teatro dell’Opera di Roma – sempre più nella bufera dopo l’addio del maestro Riccardo Muti – passa da qui. «Da una soluzione per risolvere alla radice i problemi di fondo», hanno detto ieri all’unisono il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, il sindaco Ignazio Marino e il governatore Nicola Zingaretti. E cioè i soci della Fondazione lirica che nel cda di giovedì ufficializzerà il piano

Io spero che questa sia solo una di quelle notizie che lasciano il tempo che trovano. Sarebbe proprio una beffa che dopo anni di lotta si debba tornare indietro di quasi 40 anni, epoca in cui  i maestri giravano   l’Italia a raccattare coristi e professori d’orchestra per allestire una Stagione lirica. La maggior parte aveva un lavoro e soprattutto una famiglia, e chi accettava per arrotondare gli introiti,  accettava di stare lontano dalla propria sede anche per 6 mesi  con le conseguenze immaginabili.

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