Questo è un post che mi esce dal cuore. Mi indigno davanti all’ignoranza e all’invidia di certi giornalisti che parlano di privilegi agli artisti del coro (e non coristi) e ai professori d’orchestra (e non orchestrali) senza sapere nulla!
Leggere certi articoli che diffamano coloro che hanno dedicato la propria vita, sin dall’adolescenza, alla preparazione della professione di musicista,  mi fa davvero molto male!
Leggo tra le righe di certi articoli di importanti testate giornalistiche un’invidia che si tocca con mano. Si , è vero, siamo privilegiati , e questo da molto fastidio. Siamo privilegiati perchè leggiamo una lingua, la musica, che non tutti possono leggere. Perchè facciamo musica bene, col cuore e suscitiamo emozioni nella gente che viene ad ascoltarci. La facciamo  bene perchè abbiamo studiato per farla bene, abbiamo speso di tasca per corsi, perfezionamenti, master class; per acquistare strumenti che potessero esprimere al meglio la nostra musica; perchè abbiamo superato selezioni difficilissime per poter accedere al posto che occupiamo o che abbiamo occupato. I miei genitori si indebitarono a lungo per potermi acquistare un pianoforte che mi permettesse di portare avanti ciò che era segnato nel mio DNA.
Mi fanno ancora ridere i giornalisti che prendono in giro i professori d’orchestra che si lamentano dell’umidità che potrebbe causare danno ai propri strumenti. Ma perchè non si documentano prima di scrivere,  per capirne il motivo?
Per poter mantenere sempre in buone condizioni uno strumento (violino, violoncello, arpa ecc) bisogna spendere periodicamente cifre che, se venissero fuori dal  solo stipendio non rimarrebbero i soldi per campare. Quando si suona all’aperto per la gioia del pubblico che ama gli spettacoli estivi, gli strumenti sono sottoposti a continui stress. Se si rovina, cosa faccio? Me lo compro nuovo?  Forse non tutti sanno che un buon strumento costa quanto un appartamento. O forse qualcuno potrebbe dire che si può spendere meno? Immaginate una gara di formula uno fatta con una “500”.
Per un artista del coro poi le spese sono quelle dei controlli otorinolaringoiatrici  perchè il suo “strumento”, la laringe,  (anch’esso sottoposto a grandi stress)  non durerebbe tutti gli anni di lavoro previsti dal contratto.
E l’indennità vestiario?
Noi abbiamo una divisa che per i concerti  è l’abito da sera per le donne e lo smoking o il frac per gli uomini . Quando si eseguono decine di concerti, ogni giorno, in piena estate, e si suda tanto, tantissimo, quanti abiti da sera si dovrebbero avere? Anche per gli abiti si deve avere un certo riguardo per poterli far durare più a lungo, e i costi di una lavanderia non sono quelli di un camice bianco o di una tuta da meccanico (con tutto il rispetto) .
E poi, cosa sono le indennità che riguardano i costumi di scena? Sono molto rare e solo in casi particolari.  Non posso dimenticarmi delle opere fatte in anfiteatro con 35 gradi di temperatura, indossando giacche e cappotti di lana, o gli uomini  con corazze di ogni tipo, dove a malapena si riusce a respirare per poter cantare. Capricci? Piccoli disagi direte?
Quel giornalista dovrebbe fare una prova, come quel reality inglese dove il capo ogni giorno si mette nei panni dei lavoratori per capirne meglio i problemi.
Facciamolo un viaggio nel modo dei musicisti, un bel documentario, particolareggiato , realizzato dietro le quinte (e dire che ne ho fatto tanti per questo mio blog) , di quei documenti che se il giornalista in questione li avesse visti non si sarebbe espresso come ha fatto.
Mi sono stufata di leggere con un certo godimento da parte di chi scrive che “finalmente si taglieranno i finanziamenti pubblici ai teatri lirico-sinfonici!”  Certamente in altri paesi del mondo, quelli dove si acquistano i biglietti un anno prima per poter essere presente agli spettacoli  di questo e quel festival, che fanno la fila per ascoltare un artista italiano, non godranno leggendo questo sfacelo. L’ Italia, la patria del “Belcanto” e il suo sistema che crolla come un castello di sabbia.
Ah, piccolo particolare da non trascurare:  nelle fondazioni Lirico-sinfoniche ci  sono persone  che lavorano sodo per portare la pagnotta a casa.Ma tagliamo anche questi posti di lavoro, su!
E allora, signori giornalisti, prima di scrivere stupidaggini, sciacquatevi la bocca e non scrivete solo per sentito dire, magari da coloro che prima hanno mangiato a piene mani spandendo e spendendo, e poi ci hanno sputato sopra scaricando tutte le responsabilità dei fallimenti a chi ha sempre fatto onestamente il proprio lavoro!

One response

  1. Venite a vedere Come si lavora i. Un teatro per 1500 euro, senza mensa ne buoni pasto, noi coro nessuna indennità riconosciuta, contratto integrativo scaduto da 20anni, 180 recite all’anno più concerti, con continue prove prima delle recite tutte le sere sabati e domenica. Non abbiamo più una vita sociale ne familiare. Praticamente per gli stessi soldi ed organici ridotti all’osso. Venite a Venezia

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