Il termine “acusmatico” deriva dal greco akusmatikoi e descrive il suono che si sente senza individuarne la causa. L’agettivo si riferisce alle lezioni di Pitagora che i discepoli dovevano ascoltare senza vedere il maestro. Egli infatti era celato da un velo restituendo “all’udito la totale responsabilità di una percezione che normalmente si appoggia ad altre testimonianze sensibili”, così scriveva il compositore francese Pierre Schaffer nel suo “Traité des objets musicaux” coniando per la prima volta il termine di musica acusmatica.
L’arte acusmatica è un tipo particolare di musica elettronica, creata per essere ascoltata tramite altoparlanti e così il velo di Pitagora diviene una metafora dell’altoparlante.
Le opere di musica acusmatica sono realizzate in studio con suoni ripresi da microfono e/o da sintetizzatore, manipolati e fissati su supporto analogico o digitale. Essa differisce dalle elettroniche commerciali per l’assenza di suoni di batteria elettronica che scandiscono il tempo e dalla musica elettroacustica o elettronica dal vivo perché, in “concerto”, non sono presenti strumentisti che producono o elaborano suoni.
Per fruire della musica acusmatica bisogna dotarsi di un ascolto attento e concentrato, rilassandosi e senza farsi distrarre da suoni o “rumori” esterni. La sala della “trasmissione” è a tal fine in una situazione di semioscurità come al cinema.
A Cagliari, uno dei maggiori interpreti e sperimentatori di questa particolare forma musicale è il musicista Lucio Garau che ha iniziato l’attività di interpretazione e di diffusione della musica acusmatica già dal 1998, affrontando personalmente l’interpretazione di opere della “storia” della musica acusmatica. Sempre in quest’ambito ha ideato un importante appuntamento italiano dedicato alla musica su supporto: il Festival di Interpretazione della Musica Acusmatica di Cagliari di cui sono state realizzate sei edizioni dal 2004 al 2009.
 


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