Oggi vi propongo una intervistare alla ballerina Giorgia Damasco che ho avuto  modo di conoscere tramite il suo maestro Roberto Magnabosco  . Lei è una danzatrice- mamma e insegnante.  In questo periodo ha avuto due belle soddisfazioni che ci racconterà lei stessa.
Quando è che hai capito che la danza sarebbe stata una parte importante della tua vita?
Da piccina davanti al piccolo schermo, mi incantavo di fronte a “Maratona d’estate” della pregiata Vittoria Ottolenghi; memorizzavo sequenze dai corpi di ballo della tv e alle scuole elementari componevo intere coreografie “caserecce”.  Insomma, sognavo senza troppo chiedere a voce alta. Alla fine però il mio desiderio fu chiaro a tutti, e a 8 anni mi fu annunciato che avrei iniziato il mio primo corso di danza classica.
 Chi sono stati i tuoi primi maestri?
Ho mosso i miei primi passi nella scuola di danza Attica di Ines Palladino a Cagliari.
Ricordo con emozione ancora viva quel primo body celeste, il profumo del legno, il suono del pianoforte, è stato il luogo dove ho sviluppato l’amore per il rigore, la precisione e la disciplina.
Trasferitasi poi la mia famiglia ad Assemini, durante l’adolescenza ho trascorso anni felici al CDM Centro Danza Musica, dove la danza mi donava oltre che formazione crescente, un senso di famiglia e di coesione per me importante nella relazione scolastica e formativa.
Ce n’è stato uno in particolare che ti ha cambiato la vita artistica?
Da giovane-adulta conobbi per la prima volta il maestro Roberto Magnabosco.
Ero in fase calante, alla ricerca di una identità stilistico/tecnica adatta alla mia mente e al mio corpo. Lui intuì quanto era meglio per me, liberò la mia energia in un percorso vicino alle tecniche della danza moderna dandomi dei primi compiti di creazione coreografica personale, e mi si aprì una nuova fase di studio.
Lo stesso maestro Magnabosco ebbe un ruolo fondamentale in seguito quando, dopo due maternità ravvicinate e relativo fermo, sentii forte in me il bisogno di ricominciare. Ero titubante: non sapevo se e come il mio fisico – esteriormente immutato ma reso nuovo da questa esperienza – avrebbe risposto, la paura di deludere me stessa era enorme.
Lui non mi diede il tempo di pensare, mi buttò in una lezione estiva (durissima, lo ricordo ancora) di 3 ore. La portai a termine senza risparmiarmi, con in tasca la sicurezza che il giorno dopo non sarei riuscita ad alzarmi dal letto. Incredibilmente, il mattino dopo, le membra non dolevano, e io non avevo più dubbi sul da farsi: ero di nuovo innamorata.
In anni recenti ho avuto poi la fortuna di poter viaggiare per la mia formazione artistica e di incontrare Maestri e docenti che, anche solo per brevi lezioni, laboratori coreografici o performance, hanno lasciato un segno importante dentro di me. E’ davvero difficile scegliere e vorrei ringraziarli singolarmente ma forse nel mio cuore i ricordi più belli sono legati a Enzo Cosimi, Maurizio Saiu, Joseph Fontano, Senio Giovanni Barbaro Dattena.

 Oltre alla danza quale percorso di studi hai seguito?
Mi sono laureata in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche e sono rimasta nell’ambito scientifico, prevalentemente in aree relative alla chimica degli alimenti.
 Sei riuscita a trasmettere ai tuoi bambini la passione per la danza?
La piccola (8 anni) ha vissuto attraverso me le sale di danza come una seconda casa e ha iniziato a 3 anni e mezza le sue prime lezioni sotto la guida di Roberto Magnabosco e Benedetta Bucceri.
Ha passione, tenacia, capacità di concentrazione e di gestione dello spazio che finora l’hanno portata a buoni risultati. In questi giorni frequenterà uno degli stage estivi di Propedeutica alla danza dell’Accademia Teatro alla Scala di Milano: un regalo che ha meritato e che spero le rimanga nel cuore e nel corpo. Entrambi hanno comunque seguito i corsi dei maestri e condiviso con me esperienze sceniche.
Per me è un dono ma anche la normalità: loro sanno che quando si è in spettacolo si lavora in equipe, grandi e piccini, e che la relazione scenica è con il maestro/coreografo e non con me-madre.
So che hai conseguito un importante titolo  per poter insegnare.  Chi sono stati i tuoi maestri in questo percorso di specializzazione?
Durante lo scorso anno, a seguito di un progetto coreografico personale in cui mi trovavo a impartire indicazioni, ho sentito il bisogno di un percorso formativo che avesse anche una nutrita parte teorica e pedagogica. Non sapevo se avrei poi insegnato in senso stretto, cercavo piuttosto qualcuno che con competenza esaminasse il mio modo di relazionarmi agli altri e in particolare al corpo degli altri.
Mi sono rivolta ai corsi per l’insegnamento della danza contemporanea diretti dal maestro Joseph Fontano per “La potenza della danza” studiando a Roma, oltre che con lui, con i docenti Amedeo Iagulli, Roberta Albano, Valeria Santoro e apprendendo in particolare una conoscenza funzionale dell’anatomia che andava oltre quella che conservavo dai miei studi scientifici.
Da allora la convinzione che – con le ovvie distinzioni professionali/amatoriali – la danza sia un patrimonio di tutti, è diventata per me una ricerca esplorativa di tipo fisico. Mi piace scoprire in ogni corpo, in particolare in età adulta, le qualità che possono permettergli di danzare: a mio avviso ognuno ha le sue.
Parlo ai miei allievi in termini anatomici fin dalla prima lezione, per me è importante che sappiano come, dove e perché il loro movimento si genera e cerco di sviluppare in loro il desiderio di conoscere limiti e potenzialità del proprio corpo. Sui limiti si lavora con intelligenza ma le qualità per me non vanno mai dimenticate: se coltivate, sul lungo periodo donano intensità e carattere.
Questo è il percorso che faccio anche sul mio corpo, che a 40 anni è ancora in forma ma necessita di tutela e rispetto. Cerco di capire dove mi vuole portare, a cosa è propenso ora piuttosto che 10 anni fa, senza dimenticarmi di sperimentare attraverso l’incontro con altri artisti.
E’ nata così la collaborazione con il mio prezioso collega Davide Vallascas: qualità fisiche e tecniche complementari ci hanno consentito di creare piacevolmente in più occasioni mettendo sul piatto linguaggi diversi, e “Il Giardino dei Silenzi” – progetto di e con il Maestro Roberto Magnabosco – recentemente presentato alle rassegne Teatro da Balcone del Festival Percorsi Teatrali/Teatro del Segno (Santulussurgiu) e Giardini Aperti (Cagliari) è l’ultima delle nostre piccole soddisfazioni.
Proprio in occasione della rassegna Giardini Aperti,  al maestro Roberto Magnabosco è stata consegnata una menzione speciale per la sua ricca  carriera artstica e per aver favorito  la diffusione della danza.Sabato prossimo sarà ospite d’onore alla serata di chiusura

No responses yet

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Romanzo giallo di
Ignazio Salvatore Basile
clicca sulla foto
Iscriviti con la tua email per essere sempre aggiornato

Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.

Theitalianfoodaholic
Italian Food and Travel
Curiosità al Teatro Lirico

Archivi
Le mie videointerviste

</

Personaggi e interviste (1)

Francesco Demuro tenore

Visitatori

14772519

Le mie interviste per la Banca della memoria

Banca della memoria
Seguimi su Twitter
Racconti tra sogno e realtà

I corridoi del teatro

Era la prima volta (1 parte)

Era la prima volta (2 parte)

Assurdità in teatro

Un matrimonio molto singolare

Napoli: scippo con sorpresa finale

La bottega del quartiere

A.A.A. ragazzo timido cerca fidanzata

Details