Cantico d’ottobre
Michele Genisio

Nel Cantico delle Creature di san Francesco continuano a riconoscersi persone di ogni tempo e di ogni fede religiosa. Ma è anche il primo documento poetico scritto in italiano.

L’Inno alla gioia della Nona Sinfonia. È difficile ascoltarlo senza provare dei brividi, impossibile non farsi contaminare dalle sue note. Eppure, nel periodo in cui lo compose, Beethoven non se la passava allegramente.
Anzi. Era totalmente schiacciato da quella che per un musicista è la malattia più umiliante: la sordità, infermità che accentuava la sua naturale irascibilità.
Con le dovute proporzioni, qualcosa d’analogo era toccato molto tempo prima a Francesco.
Laudato sie, mi’ Signore cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate Sole….
Ammaliati dalle strofe del suo Cantico, è facile crearsi nella mente un’immagine poetica e bucolica del santo: un giovane entusiasta, scalzo e sorridente, di fronte alla ridente e soleggiata campagna umbra.

Francesco però non compose questo canto in un campo di fiori a primavera, quando sentiva scorrer nel sangue l’audacia della vita e l’incandescente desiderio dell’Eterno.
No: quando ne ebbe la prima intuizione, egli era a San Damiano, in fin di vita, in una capanna di frasche invasa dai topi, dopo una notte di grandi tormenti, tentato dal diavolo e provato dalle gravi malattie al fegato e alla vista.

Da più di cinquanta giorni non riusciva a sopportare né la luce del sole, di giorno, né quella del fuoco, la notte. Era ormai quasi cieco e assillato di continuo da un acuto dolore agli occhi. Gli avevano applicato alle tempie due pezzi di ferro incandescenti nel tentativo di guarirlo. Fu in queste condizioni che esclamò: Laudato si’, mi Signore, per frate Focu, per lo quale ennallumini la nocte: ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Dalle biografie pare, più precisamente, che san Francesco scrisse il cantico in tre fasi. La prima parte sarebbe stata composta nelle notti tormentate di San Damiano. Alcuni versi sa- rebbero stati aggiunti in seguito ad una disputa tra il vescovo e il podestà di Assisi. Laudato si’, mi Signore, per quelli che perdonano per lo tuo amore et sostengono infirmitate et tribulatione.
Beati quelli ke ‘l sosterranno in pace ka da te, Altissimo, sirano incoronati. Mentre la parte finale risalirebbe a pochi giorni prima della sua morte.
Attraverso il filtro del dolore, l’anima sofferente di Francesco si era schiusa al canto. Erano passati i tempi inebrianti e gioiosi della predica agli uccelli. Come pure i tempi misticamente luminosi, nei quali – nella solitudine alpestre del monte della Verna – aveva avuto ricevute le dolorose stimmate. Erano ancora a venire i tempi dei Fioretti che, con il loro sapore di fiaba, avrebbero mosso i passi del santo in un mondo di perfetta letizia.
Era il tempo della solitudine, quella solitudine particolare che dà la malattia e il senso intimo di sapersi vicino alla morte. Laudato si’ mi Signore, per sora nostra Morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappar.
Era spossato dai malanni. Sentiva i frati, l’Ordine da lui creato, una cosa lontana. Ma la sua anima, con un guizzo di genialità, si lasciava alle spalle il proprio dolore e intravedeva in ogni cosa creata la mano del suo artefice, e il suo amore.

 Laudato si’, mi Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti fior et herba.
   Preghiera sublime.

 

articolo tratto dal settimanale Città Nuova 

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4 Responses

  1. Brava Otto

    S. Francesco è il Santo dei poveri e degli ultimi; Francesco si fece povero spogliandosi di tutte le sue ricchezze terrene x farsi povero e umile fra i poveri in perenne contatto con Nostro Signore Gesù Cristo, portando nel mondo la Sua parola.

    Se noi – poveri mortali – riuscissimo oggi nella nostra vita ad imitare almeno un centesimo dei suoi grandi insegnamenti, forse potremmo aspirare a guadagnarci il Paradiso….

    lanfranco

  2. grazie ottoooooooooooooooooooo!! mi fa piacee che ti sia piaciuta! sai che a me non è capitato di vedere neanche una replica? va be che la tv la sto vedendo davvero poco…

    allora ti aspetto per la terza puntata!

    P.S. mio padre si chiama gianfranco e oggi è anche la sua festa.

    un bacio!!!

  3. Un bel post…penso che S. Francesco fosse unico e inimitabile….un esenpio di questo genere difficilmente oggi si trova in giro.. complimenti un abbraccio…

  4. “se ad un Dio si deve questo mondo, non ci terrei ad essere quel Dio:l’infelicità che vi regna mi strazierebbe il cuore”

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