La vicenda della donna di 39 anni sospettata di aver abortito oltre il termine di legge mi porta indietro nei ricordi del mio ultimo parto.

Dieci anni fa (gli anni che ha oggi mia figlia) quando aspettavo da un giorno all’altro che arrivasse il momento del parto, fui ricoverata anticipatamente per una minaccia di parto prematuro.

Ricordo che nella mia stessa stanza c’era una ragazza , molto più giovane di me che,   raccontò  un episodio che ancora oggi mi è rimasto impresso .

 Durante la precedente gravidanza, era stata invitata dal suo medico a sottoporsi agli esami per vedere se il feto era sano. 

Gli esami però indicarono dei valori che potevano indurre a pensare che la bambina sarebbe nata malata. Il medico la invitò a decidere sul da farsi ma lei, senza esitazione disse di voler portare a termine la gravidanza e, ricordo la gioia nel descrivere che alla nascita tutto era andato  bene e che sua figlia era sanissima.

Un altro episodio che non dimenticherò mai fu il racconto dell’infermiera di quel reparto che disse di essere rimasta scioccata quando, conobbe una donna che chiese l’ aborto terapeutico perchè le fu detto che il figlio sarebbe nato down .

L’infermiera non era presente all’intervento ma entrò nella sala solo un’oretta dopo.

Un lamento debole come un pianto di gattino attirò la sua attenzione verso una scatola di rifiuti che stava da un lato.

Con orrore vide un piccolino (feto) di circa 5 mesi  che si lamentava.

Nel domandare ai medici spiegazioni di quell’intervento le fu risposto che era un feto down rifiutato e che era ormai quasi morto .

E pensare che ci sono persone che fanno salti mortali per salvare un gattino in fin di vita e qui i medici aspettavano indifferenti la fine di questo piccolino incuranti del fatto che potesse soffrire o meno.

Due storie vere che fanno riflettere come la medicina a volte non è proprio così infallibile.

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3 Responses

  1. Guarda, per una donna (sana di mente) l’aborto è sempre una brutta esperienza… e se lo fa c’è un motivo.
    Io sono per la libera scelta anche se mi auguro che non mi debba mai succedere di trovarmi davanti ad una scelta simile.
    Io sono per farlo con cognizione di causa… con coscienza e sopratutto sono per l’educazione sessuale a scuola… sono per la presa di coscienza… specialmente i giovanissimi devono essere DAVVERO consapevoli di cos’è il sesso… altrimenti lo faranno sempre senza capirlo… e senza rendersi conto ke le conseguenze possono essere disastrose… e la gravidanza è una delle meno gravi… pensiamo all’aids o alle tantissime malattie mortali e/o fortemente invalidanti… ci sono malattie che non ti consentono di farlo più il sesso… siamo stati tutti ragazzini e sappiamo quante kazzate si fanno da giovanissimi e da grandi anche… ma noi adulti abbiamo la responsabilità sociale ed etica di cercare di far essere i ragazzi migliori di noi.

    °Cheers hey°

  2. io sono dell’idea che l’aborto volontario, sia ben diverso dall’aborto terapeutico, e quì porto alcune esperienze per spiegare ciò. Ho conosciuto alcune persone di diversa età, che non si facevano problemi(e questo nel ventunesimo secolo è gravissimo)di prendere precauzioni e consideravano l’aborto volontario una risoluzione per la loro libertinaggine. Purtroppo ho avuto l’amara esperienza di una carissima amica che ha scelto di interrompere la gravidanza alla 18° settimana perchè dopo la morfologica il feto risultava portatore di spina bifida e anacefalia(mancava l’encefalo). Un terzo figlio dopo due che all’epoca avevano 20 anni e 9 anni, il marito malato di linfoma di Hodgkins che veniva sottoposto a chemio e radio un famigliare con handicap grave e il suo lavoro di infermiera professionale e 40 anni di età. Un figlio arrivato per caso, che dopo un momento di stordimento, era stato accettato da tutti e già preparavano con gioia il suo arrivo.

    Purtroppo quell’esame evidenziò un dubbio, che poi con più approfonditi accertamenti fù una certezza, e poi arrivo quella domanda “signora cosa vuole fare?”.

    Lei scelse a malincuore di interrompere la gravidanza, non se l’è sentita di proseguire e far nascere quel bimbo che forse sarebbe nato vivo, forse già morto, forse sarebbe vissuto un anno, forse due o tre massimo, ma che sarebbe stato un vegetale, bisognoso di tutto e di tutti fino alla sua fine, ma con la certezza assoluta che non le avrebbe mai sorriso, mai si sarebbe nutrito da solo, mai lo avrebbe chiamata mamma.

    La drammaticità di tutto però è stato quando si è recata in ospedale, dove ha trovato un turno di infermiere e ostetriche obiettrici di coscienza, che invece di esserle di conforto e vicine le hanno imposto di fare tutto da sola.

    Con l’aiuto di suo marito e della mamma, ha dovuto provvedere da sola con le candelette a indursi il travaglio, nessuno per tutta la notte l’ha controllata o monitorata e quando il piccolo è nato, l’ostetrica è arrivata per portare via il “feto” e “provvedere allo smaltimento”.

    Si sono anche sentite scandalizzate circa il suo desiderio di fare la veglia a suo figlio e di fargli un funerale e tumularlo, perchè lo ritenevano superfluo.

    L’anestesista poi si voleva rifiutare di praticarle l’anestesia per il raschiamento, perchè anche lui obiettore, e solo quando lei ha iniziato ad urlare che nessuno le avrebbe messo le mani addosso senza anestesia, ma che si sarebbe lasciata morire dissanguata e li avrebbe fatti arrestare, le è stato praticato il raschiamento in anestesia generale.

    La sua famiglia ha poi provveduto alla bara, al funerale e alla tumulazione di “Angelo Pio” (questo è il nome che gli è stato dato).Sono passati quasi due anni e la mia amica non si è ancora ripresa completamente dalla depressione in cui è caduta dopo questo evento tragico. Per riprendersi e dimenticare si è trasferita a lavorare a circa 300km, ma quando ci sentiamo puntualmente ricorre il ricordo per quel figlio che lei voleva.

    Spero di essermi spiegata, quando dicevo che la differenza tra aborto volontario e terapeutico è che mentre il primo è una scelta a volte fatta senza cervello, quello terapeutico è si una scelta ma fatta non per egoismo ma una scelta fatta con dolore.

    Come nel caso di Napoli, alla signora 39 anni, primo figlio portatore di una modificazione del DNA che porta come conseguenza una grave malformazione, appena uscita dalla sala operatoria, hanno voluto imporle un interrogatorio. Sulla base poi di una telefonata anonima. Non penso che quella signora abbia scelto a cuor leggero di abortire quel figlio, e vogliono ora far passare la loro foga di sbattere una donna in carcere, come giustizia.

  3. Quello che mi fa inorridire di più di tutta questa storia sono i medici, infermieri che che si definiscono obiettori. Ma lo sono se lavorano in un ospedale pubblico, poi magari trovi le stesse persone in una struttura privata nella quale praticano l’aborto a persone che pagano fior di quattrini.

    Dobbiamo finirla di giudicare le persone per le scelte che fanno, e ricordiamoci che per una donna che ricorre all’aborto, che sia terapeutico o volontario è sempre un brutissimo trauma.

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