E’ una tradizione italiana la gita del dopo Pasqua!

Infatti è un modo per stare insieme agli amici, all’aria aperta e soprattutto è il modo migliore per finire di consumare il pranzo Pasquale.

Il clichet è sempre quello.

Ci si dà un’appuntamento al primo distributore fuori città dove si prenderà la decisione della strada da prendere.

Qualcuno comincia presto a farsi il sangue marcio per via dei ritardatari che, fregandose degli amici mattinieri (come da accordi) si alzano con calma e arrivano con una bella ora abbondante di ritardo.

Tralasciato questo primo punto, una volta formatosi il gruppo si parte per la meta decisa che , ahimè è sempre la stessa di tutti quanti e di conseguenza ci si ritrova intruppati in mezzo al traffico e allo smog, a passo d’uomo fino al luogo stabilito.

Arrivati sul posto, si cerca di trovare l’area dove accamparsi per passare la giornata , che naturalmente ha fatto il quasi tutto esaurito.

Le auto formano un piccolo spiazzo dove si prepara il fuoco per un arrosto vivo e per poter mettere insieme le cibarie del giorno prima.

Il musicista di turno comincia a cantare e suonare con la chitarra cercando di coinvolgere tutti che, non sempre gradiscono e a volte fanno azione di disturbo.

Comunque c’è anche quello che media e dà le direttive su come fare il fuoco e arrostire la carne, cercare la legna adatta ed eventualmente andare alla ricerca di funghi e asparagi .

Lo scopo principale della gita, si sa, è quello di mangiare.

Quando è pronto l’arrosto ecco l’apertura dei contenitori.

Qui ognuno mostra ciò che è stato il mega pranzo di Pasqua.

Si va dalla pasta al forno ai malloreddus con salsiccia; dalla torta pasqualina alle polpettine varie poi ci sono le interiora d’agnello in fricassea, uova sode, funghetti trifolati, melanzane fritte. sedano, ravanelli, finocchi e frutta varia.

Un buon vino e bibite varie, dolci e colomba a volontà.

Ma , quando è tutto pronto per iniziare, improvvisamente il cielo si annuvola e comincia una leggera pioggerellina che fa pensare giusto ad un momento.

Invece prende piede pian piano, come un crescendo Rossiniano , fino a diventare un diluvio che costringe tutti a rintanarsi dentro le auto rovinando la gita e gli umori.

Nonostante i metereologi ogni anno ci facciano credere che il tempo incerto è novità dell’anno, io ho ricordi di questo periodo primaverile, sempre col tempo incerto.

Infatti, dopo tanti anni, ho capito che il modo migliore per il lunedì’ dell’angelo è quello di starsene in casa, con i propri cari, a riposarsi e continuare a mangiare, ma sicuri che nessuna pioggia ci rovinerà la giornata.

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5 Responses

  1. Proprio un bel ritratto della Pasquetta-tipo per la maggior parte degli italiani…purtroppo (o per fortuna) oggi qua nevica…dunque zero scampagnata!

    😉

  2. E invece noi la gita “fuori porta” come si usa dire a Roma l’abbiamo fatta eccome!!!

    Abbiamo preso uin bell’ombrellone, aperto in terrazza e siamo usciti quindi “fuori della porta”!!! Peccato che una ventata gelida c’ha portato via tutto!!!! Anche noi pur zavorrati ci siamo alzati in volo facendo girotondo (come quella figura da paracadutista) tutti e quattro e ci siamo ritrovati sul campanile di Sinnai!!! :-DDDDD!!

    Buona Pasquetta Otto!!! Ma hai letto il post del Giomba???

    parola “vetta” del campanile

  3. Io ho fatto una gita nel posto più bello e riposante che ho potuto trovare scegliendolo tra tanti in Italia e all’estero…casa!

    Concordo parecchio con il tuo post.

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