Mi vergogno di essere un’italiana rappresentata da simili ministri! Si,quelli che ci rappresentano in Italia e  nel mondo, e si mettono a fare gestacci per quello che è l’inno rappresentativo della nostra nazione.

Ma come si può governare se si hanno simili sentimenti .

Il ministro Bossi ha offeso tutti gli italiani facendo ciò che ha fatto .

D’altronde lui non è mai stato per l’unità d’Italia.

Allora perchè ha accettato di fare il ministro di questa Italia che comprende il Nord e il Sud?

Per coerenza, come minimo, avrebbe dovuto rifiutare e non dare questo esempio meschino a tanti giovani.

Ma si sa, i soldi e il potere fanno comodo a tutti e quando li si vuole ottenere, le parole sono sempre pronte ma poi, una volta arrivati si fa ciò che si vuole, e questo non è giusto!

Il Presidente deve  condannare queste pagliacciate offensive alla nostra Nazione e pretendere delle scuse pubbliche a tutti gli italiani.

 

 

Come nacque l’inno

La testimonianza più nota è quella resa, seppure molti anni più tardi, da Carlo Alberto Barrili, patriota e poeta, amico e biografo di Goffredo Mameli.

Siamo a Torino: "Colà, in una sera di mezzo settembre, in casa di Lorenzo Valerio, fior di patriota e scrittore di buon nome, si faceva musica e politica insieme.

 Infatti, per mandarle d’accordo, si leggevano al pianoforte parecchi inni sbocciati appunto in quell’anno per ogni terra d’Italia, da quello del Meucci, di Roma, musicato dal Magazzari – Del nuovo anno già l’alba primiera – al recentissimo del piemontese Bertoldi – Coll’azzurra coccarda sul petto – musicata dal Rossi. In quel mezzo entra nel salotto un nuovo ospite, Ulisse Borzino, l’egregio pittore che tutti i miei genovesi rammentano.

Giungeva egli appunto da Genova; e voltosi al Novaro, con un foglietto che aveva cavato di tasca in quel punto: – To’ gli disse; te lo manda Goffredo. – Il Novaro apre il foglietto, legge, si commuove.

Gli chiedono tutti cos’è; gli fan ressa d’attorno. – Una cosa stupenda! – esclama il maestro; e legge ad alta voce, e solleva ad entusiasmo tutto il suo uditorio. – Io sentii – mi diceva il Maestro nell’aprile del ’75, avendogli io chiesto notizie dell’Inno, per una commemorazione che dovevo tenere del Mameli – io sentii dentro di me qualche cosa di straordinario, che non saprei definire adesso, con tutti i ventisette anni trascorsi. So che piansi, che ero agitato, e non potevo star fermo. Mi posi al cembalo, coi versi di Goffredo sul leggio, e strimpellavo, assassinavo colle dita convulse quel povero strumento, sempre cogli occhi all’inno, mettendo giù frasi melodiche, l’un sull’altra, ma lungi le mille miglia dall’idea che potessero adattarsi a quelle parole. Mi alzai scontento di me; mi trattenni ancora un po’ in casa Valerio, ma sempre con quei versi davanti agli occhi della mente. Vidi che non c’era rimedio, presi congedo e corsi a casa. Là, senza neppure levarmi il cappello, mi buttai al pianoforte. Mi tornò alla memoria il motivo strimpellato in casa Valerio: lo scrissi su d’un foglio di carta, il primo che mi venne alle mani: nella mia agitazione rovesciai la lucerna sul cembalo e, per conseguenza, anche sul povero foglio; fu questo l’originale dell’inno Fratelli d’Italia."

L’inno

 

  
Fratelli d’Italia
L’Italia s’è desta,
Dell’elmo di Scipio
S’è cinta la testa.
Dov’è la Vittoria?
Le porga la chioma,
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.

Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi,
Perché non siam popolo,
Perché siam divisi.
Raccolgaci un’unica
Bandiera, una speme:
Di fonderci insieme
Già l’ora suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.

Uniamoci, amiamoci,
l’Unione, e l’amore
Rivelano ai Popoli
Le vie del Signore;
Giuriamo far libero
Il suolo natìo:
Uniti per Dio
Chi vincer ci può?
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.

Dall’Alpi a Sicilia
Dovunque è Legnano,
Ogn’uom di Ferruccio
Ha il core, ha la mano,
I bimbi d’Italia
Si chiaman Balilla,
Il suon d’ogni squilla
I Vespri suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.

Son giunchi che piegano
Le spade vendute:
Già l’Aquila d’Austria
Le penne ha perdute.
Il sangue d’Italia,
Il sangue Polacco,
Bevé, col cosacco,
Ma il cor le bruciò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò

 

 

 

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6 Responses

  1. Bossi andrebbe issato sull’asta della bandiera di fronte al Quirinale e “sventolare” per un paio di giorni… magari da lassù capirebbe il valore di un simbolo fatto dei nostri colori e il sacrificio che per essi hanno fatto migliaia di italiani dall’unità ad oggi.

  2. Bossi secondo me non ha offeso nessuno se non se stesso dimostrando il suo pensiero in modo maleducato.L’inno di Mameli andava benissimo nel momento in cui è stato scritto ma adesso proprio no nessuno è più o non dovrebbe più essere schiavo di nessuno.Il mio post esprime il mio pensiero è stato scritto prima che leggessi il tuo.Rispettando il pensiero di tutti vorrei tanto cambiare in meglio tante cose molto più importanti di un inno,ma anche quello saluti Ida

  3. Siamo alla fame e tornati dalle vacanze ce ne accorgeremo ancora meglio invece di perdere tempo con queste stronzate di qualche cretino come Bossi. Qualcuno però, anzi molti lo hanno votato. Il suo partito ha aumentato di una bella percentuale la sua presenza in parlamento. Questo ci dovrebbe far riflettere.

  4. Bossi è fatto così. Non lo schiodi dalle sue idee deliranti manco a pagarlo.E’ una persona grezza ma non è disonesto. almeno ha il coraggio di dire quel che pensa (per me sbagliato) e non fa l’ipocrita come molti perbenisti.Per il gestaccio? Beh non si può pretendere di più da uno come lui!!! Salutoni

  5. Io Bossi e i suoi li temevo i primi anni che lavoravo, quando la mia unica alternativa alla disoccupazione era il norditalia: il timore mio e di altri nella mia situazione era che riuscisse nel suo intento secessionista a seguito del quale probabilmente non avrei piu potuto lavorare, o comunque sarebbe stata una ancor piu grossa gatta da pelare. Poi mi sono rasserenato, non li ho piu temuti (forse perchè ho vissuto in una zona del nord dove pochi votavano lega). Ora sono tornato a temerli perchè mi danno l’impressione di essere pervasi da una pura follia razzista , non piu da risentimento (quello poteva anche essere capito)contro uno Stato dal quale si sentivano ipertassati.
    Ti chiedi perchè ha accettato di partecipare al governo dell’Italia nella quale non si riconosce? Perchè ,naturalmente , solo governando può sperare di ottenere quello che vuole, mica scrivendo sui muri ! Ora , a differenza che negli anni 90, non temo più di tanto un eventuale federalismo o una secessione (purchè diplomatica, beninteso) , non li temo, perchè questo Paese ( pur bello da un punto di vista paesaggistico e artistico)non mi piace neppure unito : ha una Costituzione barbara , della quale gli unici punti che condivido non sono rispettati. Quando si tratta di votare mi viene da piangere perchè non mi rappresenta nessun partito . Ti diro’ che mi è tornata la voglia di chiudere con l’ Italia e di fuggire coi miei risparmi in un paese con basso costo della vita e di arrangiarmi. Non so se lo faro’ davvero, ma ci sto pensando da diverso tempo. Quanto all’Inno di Novaro e Mameli scusa se ti contraddico,
    ma lo trovo insulso sia musicalmente che come parole: del resto tu che sei una musicofila ti rendi conto benissimo che non c’è confronto con “va pensiero” o con la ” marcia trionfale dell’ AIDA” Beh cara Otto , su qualche cosa dovevamo pur pensarla diversamente . Alla prossima, un abbraccio

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