Davvero  bellissima  quella allestita a Cagliari nel corso della Stagione Lirica al teatro Comunale.

La sonnambula, melodramma in due atti su libretto di Felice Romani e musica di Vincenzo Bellini, in un allestimento dell’Arena di Verona.

Grande raffinatezza nella scelta dei costumi e genialità nelle scene quella del regista  Hugo de Ana che finalmente ha dato un’ordine alla massa corale che in quest’opera è vero protagonista.

Le luci, di Paolo Mazzon, sempre delicate aggiungevano all’opera un’aria fiabesca .

I solisti erano ad un livello altissimo: il soprano, Eglise Gutierrez, musicista raffinata, ha fatto sfoggio di filati e sovracuti in maniera sempre generosa e dando una grande interpretazione del personaggio;un po’ meno il tenore Antonino Siragusa che, dotato anch’egli di ottima estensione vocale, si beava più degli acuti che di mostrare interesse artistico verso la sua partner.

Un po’ troppo leggera la voce del conte, il baritono Simone Alaimo, a mio avviso, (ma qui è una questione di gusto personale)sempre comunque ad un buon livello.

 Il bravo artista ha mantenuto la sua bella vocalità nonostante il passare degli anni (lo ricordo vincitore di un concorso Callas); scenicamente poi ha impresso al suo personaggio quell’aria da seduttore che generalmente viene lasciata al caso, ma lui in questo è un grande maestro!

Il coro sempre preciso e ben amalgamato diretto da Fulvio Fogliazza,  ha dato la giusta interpretazione del popolo di un villaggio facendo venir fuori ora i pettegoli, ora gli amorevoli, ora i gioiosi.

La direzione molto accurata, non ha lasciato nulla al caso e l’orchestra ha sempre seguito rigorosamente la gestualità e i desideri del  maestro Maurizio Benini.

Senza infamia e senza lode tutti gli altri interpreti.

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3 Responses

  1. concordo solo in parte; in ogni caso bello spettacolo soprattutto sotto il profilo vocale e direzionale;ottimo il coro.

    La tua è in ogni caso una recensione molto equilibrata.

    lanfranco

  2. Molto bella questa Sonnambula…spero solo che ci sia la possilità di poter mettere in scena altre rappresentazioni in futuro….:

    leggi:

    “Vergnano: esterrefatto per dichiarazioni Bondi su Fus

    ROMA – 16 OTTOBRE – Ansa -“Mi auguro che l’idea sia stata già sottoposta, trovandone l’accordo, ai Presidenti delle Regioni ed ai sindaci delle città con un teatro lirico”. Il presidente dell’associazione delle fondazioni liriche (Anfols) Walter Vergano (foto)commenta così l’idea lanciata oggi dal ministro dei beni culturali Sandro Bondi di concentrare il grosso del Fondo unico per lo spettacolo per La Scale e Santa Cecilia. E sottolinea che lo Stato “ha deciso con una legge, anni fa, di contribuire in modo sostanziale al sostentamento degli enti lirici italiani”. Si può cambiare, dice, ma con l’accordo di Regioni e Comuni, “altrimenti questo vuol dire chiudere di fatto i teatri e licenziare 5 mila persone”. D’altra parte, prosegue Vergnano, “già nell’incontro che abbiamo avuto qualche tempo fa con il ministro, abbiamo sottolineato che con le risorse attualmente disponibili (dopo i tagli annunciati per la finanziaria ndr) questo sistema, di fatto, non esiste più. Il problema ora è politico: è la politica che deve dire quale sistema di teatri merita il nostro Paese”. Detto questo, conclude, “sono esterrefatto. Non posso fare a meno in questo momento di pensare alle 5 mila persone che perderebbero il lavoro, alle 5 mila famiglie, che senza nessuna responsabilità sarebbero colpite. Il mio pensiero va a loro, che non lo meritano”. Bondi era intervenuto oggi a Roma al convegno “La cultura e il made in Italy”, dove a proposito del Fus per il quale il governo ha annunciato tagli vistosi nei prossimi anni, Bondi ha denunciato un nuovo scenario per i quattordici enti lirici: “Ma è possibile che lo Stato debba ripianare sempre i loro debiti? Io credo che bisogna cambiare sistema: nella musica abbiamo due punte di eccellenza, il teatro alla Scala di Milano e l’orchestra sinfonica Santa Cecilia di Roma. Ebbene concentriamo il grosso delle risorse su di loro. Se poi altre importanti città d’Italia vogliono un loro teatro d’opera, allora il Comune o la Regione dimostrino il loro amore per il teatro, ne facciano un vanto per la loro città e facciano dunque uno sforzo conseguente, perché, secondo me, lo Stato potrà pure fare la sua parte, ma non è giusto che paghi sempre tutto”.

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