
Se non avessi assistito personalmente alla scena non ci avrei creduto.
Questa mattina presto mi sono recata in un laboratorio di analisi per accompagnare un’amica.
Una volta trovato parcheggio sono entrata nel locale di cui sopra e mi sono imbattuta fisicamente in un personaggio un pochino strano.
Un poveretto che già alle 8 del mattino , si capiva e si sentiva che aveva alzato pesantemente il gomito .
Anche lui si trovava lì per analisi, ma forse non ne era completamente coscente.
Appena arrivato il suo turno , la giovanissima segretaria, gli domandava (testuali parole):
– "Secondo getto?"
Il poveretto che aveva appena consegnato il barattolo, l’ha guardata stralunato cercando di capire cosa volesse da lui.
Lei gentilmente gli ha ripetuto:
"E’ il secondo getto?"
Ancora più perplesso l’uomo continuava a guardare ciondolante la signorina fino a quando gli è uscito un suono non meglio identificato ma che si presupponeva volesse dire Non ho capito.
Per la terza volta , ma in maniera più esplicita, la signorina gli chiedeva se il barattolo conteneva urine di secondo getto mattiniero, manco fosse la fontana di Trevi.
Lui ha detto di non capire la differenza fra il primo e il secondo.
A questo punto la signorina, molto gentilmente ma anche molto esplicita, ha cominciato a descrivere a voce alta, con dovizia di particolari, come doveva avvenire la raccolta del secondo getto.
L’esame che l’uomo doveva fare, aveva bisogno di questo secondo getto altrimenti non funzionava.
Il malcapitato, davanti all’esplicita spiegazione, ha abbassato il capo ormai diventato più viola che rosso (perchè già lo era) ed è andato via velocemente probabilmente giurando a se stesso che non avrebbe più messo piede in quel posto.
Alla faccia della privacy!!!