Qualche giorno fa mi sono imbattuta in una foto di Rosanna Banfi con i segni della Kemioterapia, la cura cui si sta sottoponendo per un tumore.

L’articolo metteva in evidenza come il marito, per essere solidale con lei aveva deciso di rasarsi a zero.

Ciò potrebbe sembrare una sciocchezza ma invece è stata un grande gesto di solidarietà.

Solo chi è passato attraverso questa disavventura capisce veramente cosa vuol dire affrontare il male e tentare di sconfiggerlo anche con la forza delle persone che ti stanno accanto.

Loro soffrono con te e vorrebbero fare sempre qualche cosa pur di alleviarti la sofferenza fisica e psicologica.

Ricordo che mio marito, prima di ogni ciclo di kemio, mi portava sempre a fare una piccola vacanza, diceva lui, per distrarmi.

Ed aveva ragione. Anche se per pochi giorni, non pensare al male dava la  forza psicologica di riaffrontare la terribile cura.

Ma anche le mie figlie hanno fatto di tutto in particolare la piccola, che allora aveva 8 anni.

In uno di questi piccoli soggiorni -intervallo, ci siamo recati in un villaggio turistico dove le giornate ruotavano intorno a giochi, mangiate, divertimento, spettacoli.

Io sentivo che non dovevo lasciar perdere nulla per poter avere sempre la mente impegnata . Ma la mia testa, (materialmente parlando) mostrava i segni, proprio come Rosanna Banfi.

Io non mi sentivo di rimanere a capo scoperto (anche perchè potevo rischiare di essere scambiata per Pippo Franco) e portavo una bandana stile pirata.

Nel villaggio la maggior parte giovani, mi osservavano pensando ad una mia estrosità.

Mia figlia mi disse che voleva anche lei indossare la bandana così la gente poteva pensare ad  una moda del momento.

Mi fece un tal piacere che , la mattina, uscivamo dalla camera orgogliose del nostro copricapo e la cosa più bella è stata vedere come poco alla volta, anche tante altre donne hanno cominciato ad usare la bandana con fulards multicolori.

Piccoli gesti che, solo noi , che abbiamo affrontato la malattia, possiamo capirne realmente il valore.

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  1. Ciao Otto, solo chi ha percorso la strada dolorosa della malattia del secolo, può comprendere fino in fondo il dramma in cui si cade ed a volte ci si perde in ogni senso.Personalmente ho avuto ad oggi, la fortuna di “sfiorare” solamente il baratro, salvato dal risultati dell’esame istologico, con cui escludevano per due volte, situazioni contingenti più gravi.Quindi piccoli interventi chirurgici, senza bisogno di ulteriore cure, hanno rimosso il problema.Però ho perso purtroppo amici e parenti, quindi da anni cerco nel mio piccolo di dare un contributo a quelle istituzioni o privati che si impegnano nella ricerca, per capirne di più di questa malattia.E ancora cerco di vivere, nel limite del possibile, ogni giorno come un regalo,sforzandomi di produrre qualcosa di positivo anche per chi incrocio nel percorso di vita.Leggo molto, scrivo per migliorarmi e conoscere meglio il mondo e me stesso.Auguro a tutti, di ritornare ad una vita serena, e poter guardare indietro alla propria esperienza di malato.Auguro alle persone che gravitano attorno, di saper sostenere e credere che sia possibile una lotta ad armi pari, contro la terribile esperienza.

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