Non capita spesso che io mi rechi a giocare al Bingo.
Forse due, tre volte all’anno.
La cosa che più mi diverte, vi sembrerà strano, è l’ambiente.
Infatti vincere o perdere è superfluo anche perchè generalmente non vinco ma, osservare tutto il contesto trovo che sia il vero passatempo .
I tavoli sono misti: donne, uomini, anziani, giovani, stranieri.
Noi oggi siamo capitati al tavolo di una coppia davvero singolare.
Lui dal colorito giallognolo, piccoletto e dall’aspetto molto trasandato, lei grassotella, giunonica, dal viso intelligente, l’opposto del suo compagno, ma anch’essa dall’aspetto piuttosto dimesso.
Giocavano con accanimento e vincevano pure, ma senza risparmio rigiocavano tutto acquistando anche 6 cartelle per volta.
Li abbiamo visti esperti e anzi, si sono sentiti dei maestri nei nostri confronti (forse perchè non ci avevano mai visto) elargendoci consigli.
Alla nostra destra invece vi era un tavolo di badanti bielorusse. Allegre sorridevano e chiacchieravano nella loro lingua.
Ho capito che si stavano godendo il giorno di riposo.
Alla nostra sinistra poi c’era il tavolo dei vecchietti.
Mi è venuto da pensare che anche loro si godessero il giorno di riposo dalle badanti.
Erano tutti/e arzilli e fra una barzelletta e l’altra acquistavano una cartella a testa, ma contenti e senza accanimento.
Per loro l’ importante era stare insieme, il resto poteva anche non esistere.
Il personaggio che però mi è rimasto più impresso era la ragazza che estraeva i numeri.
Altera nel suo posto di lavoro, truccata come una diva, davanti al microfono pronunciava i numeri estratti con una dizione perfetta. L’impressione era quella che si sentisse un’attrice sul palcoscenico, che recitava il suo monologo preferito, con due varianti (si fa per dire): Cinquina in sala, e Bingo in sala.
La sua voce acquistava una tonalità più alta e un timbro più squillante in modo da condividere meglio la gioia dei vincitori nella speranza di una lauta mancia.
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