Questa sera l’astrofisica Margherita Hack prenderà parte alla prima esecuzione italiana, presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma, della composizione Le Noir de l’Étoile di Gérard Grisey.

 In questa straordinaria composizione Gérard Grisey fa ascoltare il suono delle stelle.

L’universo in realtà è muto, perché nel suo vuoto sconfinato i suoni non si propagano; ma le pulsazioni elettromagnetiche d’una stella, ricevute da un radiotelescopio, possono essere decodificate e trasformate in segnali sonori.

Quando, grazie a un astronomo dell’università di Berkeley, Grisey scoprì il "suono" delle stelle pulsar, ne rimase talmente affascinato da decidere subito di utilizzarlo per una sua composizione.

Ma come?

La risposta giunse lentamente: integrarlo in un’opera musicale senza ulteriori manipolazioni e lasciarlo semplicemente esistere all’interno d’una musica creata dall’uomo, ma anche sviluppare musicalmente le idee di periodicità, di rallentamento, d’accelerazione e di lampeggiamento che le pulsar suggeriscono.

Gli strumenti a percussione s’imposero alla sua immaginazione perché sono primordiali e possono raggiungere una forza sonora che ricorda l’inaudita potenza dei fenomici cosmici. Dunque al suono della pulsar di Vela e della pulsar 0359-54, captato dalla Stazione Radioastronomica di Medicina (BO) e trasmesso in diretta in sala, si uniscono le pulsazioni musicali degli strumenti a percussione disposti intorno al pubblico.

La partecipazione di un astrofisico – in quest’occasione Margherita Hack – è espressamente prevista dalla partitura, per spiegare gli aspetti scientifici di questo lavoro.
Grisey scrisse Le Noir de l’Ötoile nel 1989-1990.

Nato nel 1946, era considerato uno dei compositori più importanti della generazione successiva a quella di Pierre Boulez, ma scomparve precocemente nel 1998.

È definito il fondatore della "musica spettrale" – basata sull’analisi dello spettro sonoro – ma negli ultimi anni non si riconobbe più in questa definizione, che pure egli stesso aveva inizialmente accreditato.

Amadeus

 

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3 Responses

  1. mi ricorda il periodo medievale dove si cercava il suono delle sfere celesti…

    o alcuni fisici di ora che ascoltano le vibrazioni degli elettroni degli atomi…

    ehm son di parte, margherita hack abita nel mio stesso rione a ts 😉 praticamente abbiamo lo stesso supermercato per fare la spesa..

  2. Sarà pure brava (lo dicono altri, io di astronomia conosco a stento i pianeti che compongono il nostro sistema solare), ma a me sta sul culo per via delle sue sparate antileghiste, ovvero contro uno dei pochi partiti che in Italia ha il coraggio di dire spesso pane al pane e vino al vino…

  3. Se pensassimo, per un istante, che l’Universo emette vibrazioni e noi rappresentiamo una piccola parte di questo Universo a cui tendiamo e collegassimo le vibrazioni all’emissione di luce e suono degli elementi chimici, potremmo comprendere, in parte, la grandezza della Vita. all’inizio vi fu il SUONO e noi tendiamo all’armonia dell’Universo in modo naturale.
    In questo saremmo collegati ad una visione unicista e non dualista con cui un certo sistema ci vuole confinare. Avremmo terminato di pensare alle guerre e ci troveremmo a comprendere come mai un certo sistema che vuole il POTERE ci confonda le idee per scambiare la causa con l’effetto, come fa una certa politica e, mi spiace dirlo a quel Degenerato_al_Massimo che ha scritto il primo commento, ma quel partito è uno di quelli che vuole confondere le idee per affermare il suo esclusivo potere. Ricordiamoci che, se confondiamo la causa con l’effetto, il mondo ne uscirà distrutto, come aveva detto Nice!

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