siparioE’ triste, davvero triste, pensare che un teatro come quello di Cagliari possa chiudere.
I 300 dipendenti infatti rischiano la cassa integrazione a causa dei tagli finanziari,  come sta succedendo al teatro di Genova.
Ora si è in attesa della nomina del nuovo sovrintendente. Noi dipendenti abbiamo la speranza che, chiunque sia nominato a ricoprire quell’importante incarico, appena insediato ci prospetti il suo piano per salvare un’istituzione importante come la Fondazione del Teatro Lirico.
Speriamo che questo teatro che ha visto cantare grandi artisti come Mario del Monaco e Beniamino Gigli, Raina Kabaivanka e Mariella Devia; che ha ospitato grandi direttori come Pretre, Abbado, Mazeel, Klaiber, solo per citarne alcuni e altrettanti grandi registi, non debba chiudere le sue porte perchè ci sono grossi debiti insoluti di cui i dipendenti non sono assolutamente responsabili.
Il collega Alberto Loi ha sentito di scrivere questa lettera che vi propongo qui di seguito.

“Gianluca Floris ci ha raccontato il suo bellissimo sogno (vedi post). L’ha fatto come solo lui sa fare, in maniera toccante, commovente ma con uno stile privo di fronzoli, uno stile essenziale, asciutto. Non una parola di più. Non una parola di meno. Il sogno di Gianluca è uno di quei sogni meravigliosi che però, al risveglio, lasciano l’amaro in bocca. La realtà è ben diversa, purtroppo. Anche per Gianluca il risveglio è triste, così come lo è per tutti noi.
Io, invece, da qualche tempo non riesco più a sognare. Mi tiene sveglio un pensiero, una domanda che vorrei fare al sovrintendente del Teatro Lirico di Cagliari.
Per non stare a girare attorno alla questione, dirò subito cosa vorrei chiedere al sovrintendente. Gli vorrei chiedere quale piano ha per risolvere il problema impellente del Teatro Lirico di Cagliari, cioè i creditori che, se non sono già arrivati a presentare il conto, sono dietro l’angolo e sono pronti ad esigere ciò che gli è dovuto. Questi sono principalmente artisti che ancora non hanno ricevuto i loro compensi e fornitori che devono essere pagati, per tacere di altri.
Noi continuiamo a farci le piccole guerre tra di noi, gialli contro rossi, rossi contro verdi, verdi contro blu, tutti contro tutti e ci dividiamo sul problema “Pietrantonio sì, Pietrantonio no”. Per chiarire la mia posizione dico subito che io sono per “Pietrantonio no”, così come sarei per il “no” a qualsiasi sovrintendente non sia stato in grado di gestire una crisi e non abbia ancora presentato il suo progetto per far fronte ai problemi attuali e ai problemi che verranno. Perché si sa che ne verranno altri, come si sapeva che sarebbero arrivati quelli di oggi. Pietrantonio ha ereditato un teatro in crisi, non ha saputo migliorare la situazione. Ha chiuso i bilanci in pareggio ? Forse, ma con venticinque milioni di deficit non era sufficiente. Ha accettato senza battere ciglio, insieme ad altri sovrintendenti, i tagli voluti da Bondi e Tremonti. Oggi dice che la situazione si è aggravata a causa di quei tagli. Tutti sapevamo che ci sarebbero stati. Lui no. Per questo dico no a Pietrantonio. E gli chiedo cosa intende fare, se dovesse restare, per rimediare, per risolvere il problema, per trovare i soldi che mancano. Ancora finanza creativa ?
E se domani il sovrintendente fosse un altro gli farei la stessa domanda, ma non riesco ad immaginare quale potrebbe essere la risposta. Come intende gestire, un qualsiasi sovrintendente, un teatro come quello di Cagliari che entro due anni avrà un finanziamento pari a meno della metà del costo dei suoi dipendenti ? Dimezzerà gli stipendi ? Dimezzerà i dipendenti ? Chiamerà Marchionne ?
E, in tutti i casi, con quali soldi potrà programmare una qualsiasi attività ?
Queste dovrebbero essere le domande che dovrebbero fare tutti quelli che hanno interesse a mantenere il teatro e il loro posto di lavoro.
E invece si va avanti con le guerre fra poveri che diventeranno ancora più poveri.
Pietrantonio sì, Pietrantonio no. Giallo, verde, rosso, blu. E per ogni colore infinite sfumature.
Io non riesco più a sognare”
Alberto Loi baritono del Teatro Lirico di Cagliari

3 Responses

  1. io penso,magari sbaglio,se un teatro non riesce a mantenersi con i suoi introiti vuol dire che la gente non è così interessata a frequentarlo,oppure il teatro stesso è gestito male,forse ci sono degli sprechi e secondo me non è giusto che i soldi delle nostre tasse vadano per coprire gli sprechi o i divertimenti altrui,sempre, secondo me,ci sono tante cose più necessarie che dovrebbero essere finanziate dallo stato…..può benissimo essere sbagliato il mio pensiero però è questo che pensa tanta gente povera come me…un saluto Ida

  2. Cara Ida,
    se tu vedessi quanta gente viene in teatro, non parleresti così. Gli sprechi ci sono dappertutto e vanno combattuti facendoli pagare a chi ne è responsabile. I lavoratori non maneggiano soldi. Lavorano e basta. Lo stato, cioè noi, deve finanziare qualsiasi cosa riguardi la collettività che paga le tasse. Istruzione, cultura, sanità e tutto quello che è un DIRITTO e non un lusso. Se per te la cultura musicale italiana è inutile, non so cosa dirti. Ma ricordati che l’imperatore di plastica detto berlusconi regna proprio grazie all’ignoranza. A meno che tu non sia una di quelle persone che lo vogliono…

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