Il Papa e la musica

È l’estate del 2005 quando papa Ratzinger, arrivando nello chalet di Les Combes che lo avrebbe ospitato per il suo primo soggiorno di riposo in Val d’Aosta, si trova davanti una gradita sorpresa: è un pianoforte verticale sui cui tasti Benedetto XVI si sarebbe rilassato nelle giornate trascorse fra le Alpi.
Da allora ha fatto parte dell’agenda del Papa ritagliarsi alcuni momenti dedicati alla musica: da ascoltare, ma anche da eseguire in prima persona. E, forse, non poteva essere altrimenti per un Pontefice che è stato definito il “Mozart della teologia” e che pubblicamente ha ringraziato Dio «per avermi posto accanto la musica quasi come compagna di viaggio che sempre mi ha offerto conforto e gioia»….”La musica è lo strumento che serve  per comunicare al nostro prossimo il pensiero del grande “Compositore”, la cui opera è l’armonia dell’universo».
“In fondo la «meraviglia» che crea la musica è quella di «rimandare, al di là di se stessa, al Creatore e di suscitare in noi risonanze che sono, per così dire, un sintonizzarsi con la bellezza e la verità» dell’Altissimo”.
È il «valore spirituale» delle grandi composizioni che invitano a «elevare la mente verso Dio per trovare in lui le ragioni della nostra speranza» e a «costruire un mondo nel quale risuoni la melodia consolante di una trascendente sinfonia d’amore».Benedetto XVI considera il cantare un’«espressione d’amore» e «quasi un volare, un sollevarsi verso Dio».
Sopra il pianoforte Benedetto XVI ama tenere gli spartiti del “ribelle” Mozart e del luterano Bach. Il genio di Salisburgo lo incontra nella chiesa di Traunstein, la cittadina tedesca al confine con l’Austria, dove trascorre infanzia e adolescenza. «Quando risuonava, nei giorni festivi, una Messa di Mozart, per me, ragazzino venuto dalla campagna, era come se il cielo si aprisse. Dal coro giungeva una musica in cui il giubilo degli angeli per la bellezza di Dio diventava per noi palese. Devo dire che ciò mi accade, in qualche modo, ogni volta che ascolto Mozart».
E, dopo un suo Requiem, sottolinea: «In Mozart ogni cosa è in perfetta armonia. Anche gli opposti sono conciliati e la “serenità mozartiana” avvolge tutto. È un grande dono questo della grazia di Dio, ma è anche frutto della fede viva di Mozart che – specie nella sua musica sacra – riesce a far trasparire la luminosa risposta dell’amore divino». Una profonda spiritualità segna anche le opere di Bach che – secondo il Papa – è «forse il più grande maestro di tutti i tempi» e uno «splendido architetto della musica, guidato da un tenace “ésprit de géometrie”, simbolo di ordine e di saggezza, riflesso di Dio».
Per Benedetto XVI, la fede scritta con le note va comunicata. Lo ricorda parlando di Vivaldi e Rossini, «sommi musicisti di cui l’Italia deve essere fiera». «Vivaldi – afferma – era sacerdote e la sua musica nasce dalla fede». Invece «quella di Rossini è una religiosità che esprime una ricca gamma di sentimenti di fronte al mistero di Cristo». Più volte Benedetto XVI si imbatte in Bruckner che lo porta a dire: «Ascoltare la sua musica è quasi come trovarsi all’interno di una grande Cattedrale».
Del resto la musica aiuta a «meditare sulla complessità della vita» e «mediante i suoi suoni ci porta ad armonizzare il nostro intimo», afferma il Papa. Avviene tuffandosi in Verdi, «grande operista italiano», che ha «indagato ed espresso il dramma di tanti personaggi nelle sue opere». E all’Italia Benedetto XVI affida una missione: essere «messaggera universale di tutti quei valori» che i suoi straordinari talenti musicali hanno impresso sul pentagramma. Avvenire

da un articolo di Giacomo Gambassi

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