Il giornalista Fabio Marcello intervista il celebre direttore d’orchestra Renato Palumbo in occasione del Macbeth di Giuseppe Verdi, al Lirico di Cagliari.
 

RENATO PALUMBO

Macbeth, potere e sangue «Ma la speranza resiste»

Il motore del mondo? Non illudiamoci, non sono i buoni propositi o l’altruismo, quanto piuttosto la sete di comando e di potere»: parola del maestro Renato Palumbo, impegnato in questi giorni nella preparazione di Macbeth,il melodramma verdiano in scena al teatro Lirico da venerdì. Il direttore d’orchestra veneto, specialista del repertorio del Cigno di Busseto e ormai di casa a Cagliari (è salito sul podio numerose volte, l’ultima lo scorso febbraio per l’Omaggio a Debussy), fa un’eccezione alla sua diffidenza verso le interviste («un artista deve parlare col il suo lavoro», ripete spesso) e racconta come si prepara un’opera tanto impegnativa «per i cantanti, senz’altro, ma anche per il direttore, che deve saper rendere il senso di costante tensione, di dramma incombente di cui la partitura di Verdi è imbevuta».

 

MALVAGITÀ DEMONIACA

«I ruoli chiave dell’opera sono quelli di Macbeth e della Lady, sua moglie», spiega Palumbo. «In particolare quest’ultima assume tratti quasi demoniaci, guida e anima le azioni scellerate del marito il quale a sua volta

innesca una spirale di sangue e morti che non risparmia né gli amici, né i

bambini». E tutto, per cosa? «Per ilpotere. Che diventa ossessione, un’ambizione malata che avviluppa la coppia, la rende schiava di incubi e

visioni per poi condurla, al termine di una lunga catena di efferatezze, alla

distruzione». Il maestro sottolinea la difficoltà del ruolo di Lady Macbeth:

«Verdi l’ha scritto per un soprano drammatico d’agilità. Occorrono vocalità corposa e facilità nel passare velocemente dalle note basse agli

acuti spinti». Rachele Stanisci interpreterà la crudele Lady per la prima

volta in carriera: «Lavorare con il maestro Palumbo è un privilegio» dice

il soprano. «È attento a ogni dettaglio, i tempi musicali sono perfetti.

Nel repertorio di Verdi è davvero un numero uno». Anche il baritono slovacco Dalibor Jenis è entusiasta di vestire i panni di Macbeth sotto la guida di Palumbo: «Con lui la partitura è rispettata in maniera rigorosa.

È un direttore d’orchestra carismatico, ti guida con mano sicura e con gesto imperioso… fa quasi paura!», scherza il cantante, al suo esordio nel ruolo.

UN LAVORO DI SQUADRA

«La buona riuscita di un’opera lirica è legata al fatto che ciascuno faccia al

meglio la propria parte» sottolinea Renato Palumbo, che riferendosi alla

regia e alle coreografie di sapore più orientale che scozzese di Micha von

Hoecke rivela: «Il pubblico deve capi capiretutto della rappresentazione. Seciò non accade, vuol dire che qualcunoha sbagliato: o io, o il regista». Ragionper cui «ci si confronta, si lavoradi squadra. Non concepisco una direzionemusicale che non tenga contodell’allestimento». Il direttore d’o rchestraveneto è ormai un habituédel palco cagliaritano: «Trovo sempre

grande disponibilità e un’ottima organizzazione. Un ente lirico simile,

tanto conosciuto anche fuori Sardegna, va saputo valorizzare. Il suo alto

profilo qualitativo è indice del livello di civiltà della città stessa». Tornando a Macbeth e agli orrori di una folle corsa al potere, Palumbo rivela: «In fondo al dramma shakesperiano e all’opera di Verdi brilla una luce di speranza.

È il bene che vince, alla fine, mentre il male soffoca tra le sue stesse

spire». Suona la campanella. L’i ntervallo delle prove è finito, e così pure

l’intervista: «Scusatemi, la Scozia mi attende». O l’Oriente, forse.

Fabio Marcello

Fonte: Sardegna Quotidiano

 

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