Poco tempo va, mentre tentavo di mettere ordine alla mia libreria piena di spartiti, ho ritrovato alcune cartoline accanto ad un settore dedicato alla musica da camera . Una di queste proveniva da una cittadina torinese.
L’ho guardata con attenzione e curiosità, portava una firma: Rita. L’anno era 1982. Ho cercato di ricordarmi chi potesse essere, visto che non c’era alcun cognome. Poi il testo e alcuni riferimenti mi hanno portato ad un’ amica
conosciuta durante una master class di lied tedesco, in Umbria più di trent’anni fa.

Pian piano la mia mente ha cominciato ad aprirsi lasciando riaffiorare ricordi che avevo completamente rimosso. Tanti amici, tante risate, tanti progetti e speranze. In quel corso, oltre all’amica Rita, (con la quale ci siamo poi scritte qualche lettera l’anno successivo al corso) c’erano anche tanti altri giovani cantanti. Molti di loro li ho ritrovati in qualche cartellone di Stagioni liriche e concertistiche.

Ebbene, non ci crederete, ma ieri ho ricevuto una telefonata.

Al  telefono era lei, Rita, proprio quella Rita della cartolina. Mi chiedeva se ero io la persona che stava cercando, dicendomi di aver avuto il mio numero da un’altra amica comune. Si trovava nella mia città e si è ricordata di me. Le è venuto il desiderio   di salutarmi. La cosa che mi ha stupito è che veramente dopo trent’anni non l’avevo quasi più ricordata e non c’erano mai stati motivi perché ciò avvenisse se non in qualche rarissima occasione che mi tornava alla mente  il suddetto corso di canto. Addirittura  non  ricordavo neppure il cognome, eppure quando al telefono mi ha detto:- ciao sono Rita P..,non mi è parsa una cosa strana. Contemporaneamente ho ricordato anche il suo viso allegro di ragazzina intelligente e spensierata, e delle risate che ci facevamo allora su ogni piccolo aneddoto che ci capitava.

Ci siamo date appuntamento di lì a poco. Mi sono vestita e mi sono recata al centro storico della mia città dove  sostava col suo compagno.

Eccola, vestita d’azzurro. Per un attimo mi è parso di essere fra il sogno e la realtà. Una sensazione strana.

Abbiamo parlato ovviamente di musica. Lei infatti ha proseguito i suoi studi musicali, non col canto ma con la composizione e oltre ad avermi raccontato tutto ciò che fa, mi ha colpito in particolare un corso che ha istituito: quello per le persone che pensano di essere stonate senza speranza.  Un corso -mi ha raccontato – molto frequentato. Lo immagino, e immagino anche la soddisfazione sua nel vedere questo tipo di persone appassionate di musica ma scartate da tutti, che finalmente riescono a cantare e suonare!
Siamo andati poi in giro per la città, e dopo una bibita rinfrescante, via a fotografare panorami cittadini ! Ovviamente non potevo non farle conoscere il Teatro, il mio meraviglioso Teatro e la sua storia. Sono in
ferie da qualche giorno e già mi manca. Vederlo vuoto e silenzioso mi ha messo dentro un po’ di magone.  Qualcuno mi prenderà in giro, ma credo che dopo qualche decennio vissuto lì dentro fra gioie e dolori, sia anche normale soprattutto per chi, come me, ha scelto di fare quel lavoro con una passione innata.

Ci siamo poi salutati davanti al camper con la promessa che continueremo a mantenere i contatti almeno via mail.  Riprenderà il cammino verso la città del Nord Italia, ma questa volta con un bagaglio in più, fatto di ricordi di una  giovinezza  spensierata ormai andata.

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One response

  1. ecco il corso che avrei dovuto frequentare da giovane:
    quello per stonati ma amanti della musica. La tua amica ha avuto proprio una bella “pensata” ciao

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