I Shardana nei miei ricordi di costumista e scenografa

Quando si prospettò la possibilità che l’incarico di realizzare i bozzetti per le scene e i costumi per l’opera di Porrino I Shardana fosse affidato a me, io, naturalmente, ne fui estremamente felice; ma quando la possibilità si tramutò in certezza e, convocata a Napoli dal Sovrintendente Di Costanzo, fui regolarmente scrittutata, la mia felicità, pian piano, andò scemando e fui presa da un vago senso di angoscia.

Improvvisamente mi resi conto del gravoso impegno e della responsabilità che mi ero assunta. Il lavoro da fare, infatti, era enorme: oltre tre scene divise in più quadri, c’era da vestire una massa di gente. Solo il coro era formato da più di ottanta persone; poi c’erano le comparse, i danzatori e i cantanti: sette protagonisti e cinque comprimari. Ma la cosa forse più complicata era l’attrezzeria.

Dato che l’epoca nuragica non era mai stata portata sulle scene, non si poteva utilizzare nulla di ciò che era in possesso delle attrezzerie teatrali e bisognava costruire tutto ex novo. Particolare attenzione dovevo riservare alle armi da guerra (archi, lance, scudi) poiché nel secondo atto si svolgeva una battaglia fra i Sardi e i Fenici. Insomma, c’era di che preoccuparsi!

Debbo poi anche aggiungere – a giustificazione della mia angoscia – che io ero uscita da poco dall’Accademia di Belle Arti e che avevo solo 23 anni, per cui la mia esperienza lavorativa era estremamente scarsa. Ma quello che mi diede la forza morale di affrontare e di portare a termine l’impegno assunto fu la cieca fiducia che riponevano in me sia l’Autore che la regista. Quest’ultima era Marcella Govoni, alla quale io debbo molto, perché la sua grande esperienza e professionalità furono per me un enorme stimolo e un forte sostegno.

Alcuni giorni prima dell’andata in scena dell’opera, si inaugurò, nel ridotto del San Carlo, un’esposizione dei bronzetti sardi. Avevamo ritenuto opportuno organizzare questa mostra perché quelle statuine erano state per i costumi e per l’attrezzeria una fonte preziosa di informazioni. Così come pure un bronzetto raffigurante un’imbarcazione mi aveva dato gli elementi per progettare la nave dei marinai sardi che, verso la fine del primo atto, doveva entrare in scena.

La sera della «prima» fu uno dei momenti più emozionanti della mia vita e che non potrò mai dimenticare. L’opera ebbe un gran successo e registrò anche dei «tutto esaurito»; cosa, questa, abbastanza insolita per le opere contemporanee. C’erano diversi fattori che suscitavano curiosità sia per il pubblico che per la critica, fra cui i principali erano due: la realizzazione scenica era tutta al femminile: la regista Marcella Govoni, io scenografa-costumista e Bianca Gallizia coreografa; e l’epoca e il luogo in cui era ambientata l’opera.

Per Porrino fu un’ennesima, grande affermazione prima di tutto come Autore e poi come direttore d’orchestra.

La seconda volta che venne rappresentata I Shardana fu in un’atmosfera ben diversa. L’Ente Lirico di Cagliari la inserì in cartellone pochi mesi dopo l’esecuzione al Teatro San Carlo per commemorare l’improvvisa scomparsa di Porrino che era stato il suo Direttore Artistico.

Ben diverso, quindi, anche il mio stato d’animo nel seguire questa messa in scena. Per di più, durante le prove, ci fu un episodio che minacciò di mandare in aria la rappresentazione. E ciò fu a causa di un velatino (un sipario di garza trasparente posto nel boccascena, che permette vari effetti di luci, di dissolvenze e di proiezioni) che venne contestato da uno dei protagonisti. Fu un terribile braccio di ferro fra la Govoni e il direttore d’orchestra che appoggiava la contestazione del cantante, e che improvvisamente fece togliere il velatino. A questo punto la Govoni abbandonò il teatro affermando che senza il velatino lei rinunciava a fare la regia. In tale situazione la mia disperazione giunse al massimo e lasciai anch’io il teatro per gettarmi all’inseguimento della Govoni e convincerla a rientrare nel suo ruolo.

Prima di tutto andai all’albergo dove alloggiava, ma lì non c’era. Quindi, data l’ora, pensai fosse andata a cenare e cominciai a girare fra i vari ristoranti nelle vicinanze dell’albergo e, finalmente, in uno di questi, la trovai: seduta a un tavolo, con la testa fra le mani, fissava – corrucciata – il fondo di una scodella vuota. La supplicai di tornare in teatro, ma lei scuoteva la testa in segno di diniego. Allora dalla mia bocca uscì una magica frase: «Marcella, se non vuoi farlo per me, fai questo per Ennio!»

Mi fissò per un attimo negli occhi, poi – alzandosi di scatto – disse in maniera perentoria: «Andiamo in Teatro!» La storia del velatino – dopo ampie e non troppo pacate trattative – finì con un compromesso: rimaneva in scena, ma nei momenti particolarmente importanti per il contestatore, veniva alzato. Anche Cagliari accolse con unanimi consensi I Shardana: «Applausi a scena aperta…», recitano alcuni giornali all’indomani della rappresentazione. E il musicologo tedesco Felix Karlinger concludeva così una sua recensione: «… I Shardana pare aver imboccato la strada giusta per diventare l’opera nazionale sarda per eccellenza».

Intervista gentilmente concessa da Giovanni  Masala a questo blog


[1] Malgari Onnis Porrino, moglie del compositore cagliaritano e pittrice da sempre, è nata a Roma l’11 settembre 1935

dal 1957 ha svolto anche l’attività di scenografa e costumista, realizzando bozzetti per diversi teatri lirici in Italia e

all’estero, fra cui il Teatro dell’Opera di Roma, il Teatro San Carlo di Napoli, il Gran Teatro del Liceo di Barcellona, il

Teatro Massimo di Cagliari. Come scenografa (e in alcune anche come costumista) ha collaborato alle seguenti opere

liriche: Lucia di Lammermoor (Donizetti), I virtuosi ambulanti (Fioravanti), La Medium e Il telefono (Menotti), Andata

e ritorno e Il lungo pranzo di Natale (Hindemith), Il matrimonio segreto (Cimarosa), Il Barbiere di Siviglia (Rossini),

Suor Angelica (Puccini), La Traviata (Verdi). Va anche ricordato che Màlgari Onnis fu autrice di bozzetti, figurini,

costumi e scene delle opere liriche di Ennio Porrino: I Shardana (Napoli, Teatro San Carlo: 21 marzo 1959; Cagliari,

Teatro Massimo: 18 marzo 1960) e Esculapio al neon (Cagliari, Teatro Lirico: 25 febbraio 1972).

In copertina: Bozzetto di Màlgari Onnis per il primo atto dell’opera lirica
di Ennio Porrino, I Shardana

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