Lo sfogo di un attore

Leggere, meditare e condividere
Carissimi, prima che leggiate queste righe, vi prego di comprendere quale immane sforzo psicologico abbia dovuto sopportare, ma non posso oramai nemmeno occuparmi di una dignità. Una spiegazione pubblica per quel che andrò a fare oggi, e di quanto leggerete qui di sotto, è necessaria solo in virtù del mio ruolo di uomo di spettacolo.
Da oggi, 22 settembre 2014, apro la mia nuova bottega sotto i portici di Via Roma.
Si torna dunque a far teatro in strada. Cercherò di offrire ancora il mio lavoro e “piazzare” qualche cd audio degli spettacoli da me prodotti. Chiederò anche un contributo/offerta e quel che si possa meritare nelle possibilità degli amici e dei passanti, basterà anche la sola visita, eccome!
Nessun grido di protesta oltre le righe, niente comunicati stampa contro alcuno di preciso, né rabbia, né altre storie già viste, non servono e alimentano solo fraintendimenti e strumentalizzazioni.
Non è facile trovare un colpevole o una causa definita.
Credo sia un sistema intero che stia implodendo in modo vertiginoso e la cultura, il teatro e le altre arti della scena che “non consistono” sono i primi a doverne subire la disfatta.
La situazione paradossale è che vivo professionalmente in un momento particolarmente felice, ma finanziariamente difficile, forse troppo impegnativo e ingarbugliato, tanto da non possedere più alcuna soluzione per poter andare avanti.
Da qualche anno è come se si fossero tagliate ogni risorsa finanziaria al mio favore o valore (?) e non so per quale motivo, davvero. Credo siano solo fatali coincidenze, capitano anche queste. Eppure non chiedo tanto, chi mi conosce bene sa anche che non è nel mio stile: una normale prestazione di lavoro.
Bene, oggi mi ritrovo a cinquantasei anni, (trentasei dedicati al teatro) con niente, letteralmente, nemmeno un centesimo di risparmio. Una famiglia di due bambini e moglie, a carico, disoccupato, casa in affitto e senza un lavoro; dico qualsiasi lavoro attinente al mio campo, perché possa farmi pensare ad una minima sopravvivenza.
Non posso neppure cambiare mestiere per sopraggiunti “improvvisi” limiti di età.
Serve altro?
Mi rimane la strada. Il mio vecchio palcoscenico, la mia scuola.
Ora ognuno si dovrà assumere le proprie responsabilità, me per primo, sempre che valga al merito dei fatti e delle cose il mio essere qui, dopo trentasei anni di teatro e di meraviglia. Così è, se ci pare. Vi aspetto, portate il caffè… ;)
Grazie per quanto potrete fare.
Un caro saluto, Gaetano Marino.
Il sito di Gaetano Marino http://www.gaetanomarino.net/
 

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