Devo dire che stavo tentennando. Poi ho deciso ed ho acquistato i biglietti. Al Teatro lirico di Cagliari è ancora in corso di rappresentazione La Traviata di Giuseppe Verdi. Questa è una recita fuori abbonamento,una di quelle recite dedicate ai turisti in visita nella nostra città e nelle zone turistiche dell’ interland. Purtroppo ho l’impressione che la pubblicità dell’evento non sia arrivata in maniera capillare nei centri turistici perchè il teatro aveva tanti posti vuoti. Per la Traviata è un evento raro vedere la platea così scarna. Comunque il pubblico è stato abbastanza caloroso perchè il cast era di buon livello.
Nel ruolo di Violetta Valery ho avuto il piacere di ascoltare il soprano Maria Teresa Leva. Una bellissima voce abbinata ad una bella presenza scenica. Un ruolo che le sta decisamente bene anche se ritengo sia ancora immaturo dal punto di vista tecnico. La romanza “E‘strano è strano“, primo ostacolo dal superare nell’opera, è estremamente difficile soprattutto per le agilità che caratterizzano la cabaletta. Le agilità  ,  nel caso della Leva, sono risultate “scivolate” e  per quanto riguarda acuti e sopracuti la voce ha perso  smalto risultando stridula e  sofferente.
E’ vero che il Mi bemolle finale è atteso dal pubblico, ma Verdi non lo ha scritto, e se questo fosse ancora poco sicuro è meglio ometterlo . Un vero peccato per una voce e un’ artista giovane che promette molto bene! Da tecnico forse posso permettermi una piccola analisi. Il centro, della vocalità della Leva in qualche momento risultava pesante, a tratti tubato, e questo, a mio avviso, ne ha sacrificato appunto il registro acuto.
 
Il Tenore Antonio Gandia, nel ruolo di Alfredo, ha mostrato sicurezza tecnica in ogni suo intervento. Bella voce  timbrata e sempre fuori dall’orchestra.  Ne I miei bollenti spiriti e nella successiva cabaletta ha ben interpretato senza perdere mai il controllo della sua bella vocalità. Certo Pavarotti ci ha abituato all’acuto finale, ma come dicevo per il soprano, la partitura verdiana non lo prevede ed è stato perfetto anche così.

Il baritono Sergio Vitale col suo ingresso, ha bucato la scena . La presenza scenica ha riempito il palcoscenico già solo col personaggio. Peccato quel cilindro troppo piccolo per la sua testa! Fesserie rispetto a quella che è stata la sua performance. Vocalmente azzeccato il suo timbro pastoso e scuro ha caratterizzato bene il ruolo di Giorgio Germont. Un personaggio questo, che  non ho mai amato. Quest’uomo che si intromette nei sentimenti del proprio figlio l’ho sempre visto come un padre egoista . Certamente bisogna valutarlo con la mentalità di allora.

Ottime le parti minori. In primo piano sicuramente quella del dottor  Grenvil interpretato dal nostro basso oristanese Francesco Musinu diventato una icona di questo ruolo  ha cantato decine di volte in tutti i teatri del mondo.  Notevole poi  Gastone che in questa regia viene fuori come personaggio ambiguo e viziato,  ben interpretato da Enrico Zara. Precisi e sicuri gli altri artisti :  Anninna di Vittoria Lai, Flora di Elena Belfiore, il Barone Douphol di Nicola Ebau ; il Marchese d’Obigny di Claudio Levantino, il domestico Giuseppe di Marco Puggioni, il commissario di Francesco Leone. Il coro è stato dignitoso.

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