Con l’ultima recita dell’opera Rigoletto di Giuseppe Verdi si è conclusa ieri  la stagione al Teatro Lirico di Cagliari.   Devo dire che è stata davvero una bella sorpresa soprattutto per ciò che ha riguardato scene e costumi  , tutto realizzato nei laboratori cagliaritani del Lirico. Ancora una volta ho potuto constatare che le maestranze del nostro teatro sono davvero di altissimo livello. Sulla regia invece ho avuto alcune riserve. La scelta di mostrare  stupri e  violenza contro donne ed anziani l’ avrei risparmiata ad un pubblico sempre più esasperato nella vita di tutti i giorni da notizie di questo genere. Chi va a vedere uno spettacolo, per quanto drammatico, non ha voglia di vedere ancora violenza.  Tutti conoscono la trama del Rigoletto e la vita dissoluta del Duca di Mantova  e credo che l’esagerata ostentazione di atti osceni e nudi, per quanto mimati, abbia disturbato. Questa è una mia considerazione e forse anche di qualche altro spettatore.

Per quanto riguarda il cast  a mio parere, non è stato tutto all’altezza della bellezza scenica, eccezioni a parte.

Il personaggio di Rigoletto, ad esempio è stato bravo e convincente. Il baritono Marco Caria ha una voce di bel colore e tecnicamente a posto senza problemi di volume e di acuti nonostante, in certi momenti l’orchestra suonasse davvero troppo forte.  Il soprano Desiré Rancatore spesso è stata letteralmente sommersa dalla musica , in diverse occasioni ha abusato di suoi filati  spesso spoggiati; il tenore Stefano Secco  per emergere ha forzato più di una volta. Per ambedue l’intonazione non era sempre precisa.   

Buoni i comprimari che hanno caratterizzato bene, soprattutto scenicamente, i singoli ruoli. Maddalena Anastasia Boldyreva, Giovanna  Leonora Sofia , Il Conte di Monterone Cristian Saitta , Marullo cavaliere Nicola Ebau , Matteo Borsa, cortigiano Enrico Zara,  Il Conte di Ceprano Francesco Musinu,  La Contessa, sua sposa Ivana Canovic , Un usciere di corte Francesco Musinu,  Un paggio della Duchessa Ivana Canovic

Non condivido la scelta del direttore  Elio Boncompagni di eliminare acuti e sopracuti di tradizione. A che pro? Il risultato è stato di una esecuzione noiosa e priva di pathos. L’acuto suscita emozione e strappa l’applauso, certamente non è solo quello, ma è determinante e trascinatore. Se col tempo sono stati inseriti significa che il pubblico aveva bisogno di questi elementi.

Ottimo il coro preparato da Donato Sivo, sempre preciso ritmicamente e nell’intonazione.

La regia era del fiorentino Pier Francesco Maestrini che a Cagliari  ha firmato Turandot di Puccini (con le scene di Pinuccio Sciola) e La campana sommersa di Respighi, per le scene e le proiezioni da Juan Guillermo Nova. Meravigliosi i costumi del cagliaritano Marco Nateri, per il quale spero ci sia qualche nomination. Lo considero davvero una grande costumista nel panorama non solo italiano . Belle le luci da Pascal Mérat e i movimenti coreografici da Luigia Frattaroli.

Nel video sottostante alcuni momenti della serata


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