La prova generale di ieri sera del Macbeth, al teatro Lirico di Cagliari si è aperta con un comunicato che i lavoratori del Lirico hanno voluto leggere in sostegno del teatro “Bellini di Catania” per coinvolgere anche il pubblico cagliaritano in un abbraccio di solidarietà verso i lavoratori siciliani (leggete qui)

Di seguito si è alzato il sipario sull’opera verdiana che Cagliari rivede dopo l’ultima edizione del 2013 con la regia e coreografia di   Micha van Hoecke (V.post) 

Ovviamente non intendo fare alcun paragone con quella edizione in cui anche io davo il mio contributo vocale e scenico nel coro. Stare dall’altra parte del palcoscenico (fra il pubblico) però apre una visione molto diversa .

Regia e  scene.

Nonostante sia stata fra le prime artiste a far parte della nuova generazione del Teatro, ho fatto in tempo a conoscere le regie tradizionali, quelle in cui registi e scenografi rispettavano alla lettera ciò che era scritto nel libretto d’opera. Ieri ho avuto una grande nostalgia di quello. Mi sono mancate le scene soprattutto nel primo atto. Vedere un’opera così cupa, scura e difficile senza alcun supporto scenico mi ha disarmato. Sicuramente la pioggia in scena è stata di grande impatto ma ad un certo punto è diventata monotona. Tutto troppo uguale, sembrava di assistere ad un concerto in forma semiscenica. Il regista  Daniele Abbado ha dato un’impronta minimalista a tutta l’opera. E non mi ha convinto ancor di più nel terzo atto, quello che sarebbe dovuto essere ambientato nella spelonca della delle streghe che eseguono uno dei loro macabri riti  (Tre volte miagola) . Qui lui ha creato una scena tipo Gay pride, multicolore, stile festa anni settanta. Tutto il contesto era completamente slegato da quello che è scritto nel libretto. In sardo si direbbe “Una mistura e baccellu“, un miscuglio di cose senza alcun senso. Stavo per andar via abbastanza annoiata di questo se a fermarmi non ci  fosse stata quella pagina corale  meravigliosa del “Patria oppressa“, che mi ha fatto rifare pace con questa edizione del Macbeth. Coro (preparato da Donato Sivo) e orchestra da pelle d’oca sotto la direzione del maestro Paolo Arrivabeni.

Per quanto riguarda le voci ho trovato poco adeguata la Lady Macbeth di Sonia Ganassi che ho sempre apprezzato come mezzosoprano per qualità e musicalità. Una voce troppo bella e morbida per interpretare un ruolo così ispido ma che ha comunque ben interpretato. 

La voce di Macbeth era quella del baritono Sebastian Catana, voce stupenda ampia che “bucava” sempre e che, nonostante l’ampiezza è riuscito a gestire delle mezze voci da manuale abbinandole ad un’ottima interpretazione scenica.

Il ruolo di Banco era interpretato da Emanuele Cordaro. Una bella voce ma forse troppo esile o poco adatta al repertorio verdiano. Infatti sono stati diversi i momenti in cui l’orchestra sovrastava la sua voce. 

Una menzione speciale va al soprano Elena Schirru  Dama di Lady Macbeth che nei concertati a sovrastato tutti con i suoi acuti brillanti e potenti.

Perfettamente a loro agio e adeguati ai ruoli Enrico Zara (Malcom); Francesco Musinu (Medico); Giovanni Bellavia (Domestico di Macbeth/Sicario/Araldo); Lorenzo Ravastini (Prima apparizione); Michela Sunda (Seconda apparizione); Eleonora Cabras (Terza apparizione). 

Attendiamo il secondo cast


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