Mi è stato inviato questo articolo di Liberoquotidiano e mi sento di dire la mia in proposito. Ma davvero la lirica è così sconosciuta? E’ davvero per pochi e per l’elite? Leggendo il post in questione mi viene da fare subito una considerazione. Ho avuto la netta sensazione che sia stato scritto a 4 mani, dove due sono esperte in un campo tecnico e due no. Mi spiego. La prima parte descrittiva degli spettacoli lirici ne decreta quasi la morte sottolineando che ormai è seguita esclusivamente da un pubblico di elite e soprattutto lontano dalle nuove generazione;  la seconda invece ci mostra una vera e propria lezione tecnica sul canto lirico mettendo in evidenza quanto lavoro c’è dietro una impostazione e soprattutto il valore.

Ora, non riesco a pensare che il tecnico che si esprime nella seconda parte non sappia che ormai tutti i teatri lirici hanno stagioni da quasi tutto esaurito sempre, e che in tv fa ascolti da record a volte  più di certe trasmissioni o fiction. Certamente non voglio parlare di questo periodo nero per ogni forma d’arte, causato dalla pandemia, ma di ciò che abbiamo lasciato nel 2019.

Al Teatro lirico di Cagliari ogni anno da quasi 30anni, migliaia di ragazzi assistono a prove e spettacoli lirici , sinfonici e  di balletto, affollando la platea e mostrando grande entusiasmo anche per le visite ai laboratori. E non sto parlando di poche centinaia, ma di migliaia di studenti di ogni ordine e grado provenienti da tutta la Sardegna.

E vogliamo altresì parlare di  centinaia di giovani e meno giovani che si presentano alle selezioni per comparse  o alle audizioni per poter entrare nei conservatori di musica e scuole civiche e private?  Sono stata in commissione tante volte ed ho visto nei loro volti emozioni , grande entusiasmo e voglia di imparare e conoscere la tecnica del bel canto. Alla mia domanda nel chiedere cosa avesse spinto loro a presentarsi, rispondevano spesso che con la scuola e l’insegnante di lettere o di musica, avevano visitato il teatro e ne erano rimasti affascinati. Questa è la prova.

Certamente chi non frequenta assiduamente le stagioni non può conoscere questa realtà e scrive per sentito dire. 

Ho detto tante volte e lo ripeto che in tanti paesi non italiani,  la musica classica e lirica è un vero business. Stagioni liriche con prenotazioni dall’anno precedente; commercianti e agenzie di viaggio associate così pure mostre d’arte e musei, i viaggi organizzati , visite guidate nei laboratori , vendita di dischi e gadget, tutto come una vera holliwood. Solo in Italia si fatica ad avere i giusti finanziamenti per creare tutto questo.

Eppure ricordo con entusiasmo tanti festival come quello di Spoleto, il Rossini Opera festival di Pesaro, il Festival pucciniano a Torre del lago o il grandissimo business dell’Arena di Verona, giusto per citarne alcuni .  Da noi si tagliano i fondi, e di conseguenza le realtà artistiche: i corpi di ballo, i cori e le orchestre condizionando in questo modo la qualità degli spettacoli. E i nostri bravi artisti vanno altrove dove sono pagati con regolarità e soprattutto valorizzati

Negli anni ’50 il mitico gruppo vocale Quartetto Cetra cantava così

In un vecchio palco della Scala
Nel gennaio del ’93
Spettacolo di gala
Signore in décolleté
Discese da un romantico coupé

 Ma oggi in teatro si può arrivare in motorino, in bici  senza coupé e decolté

Le foto si riferiscono alle visite guidate degli studenti al Teatro lirico di Cagliari, organizzate dal maestro Eugenio Milia

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