Di Giampaolo Piga

Quel ramo del lago di Como, che volge a  mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti… Inizia cosi’ uno dei piu’ celebri e piu’ odiati romanzi di tutti i tempi e quanto piu’ è odiato piu’ gli illuminati nostri governatori continuano a pensare che sia opportuno farlo odiare ancora i piu’ proponendolo come testo obbligatorio nelle scuole italiane.

Non sono pochi pero’ gli scrittori e gli intellettuali che ne invitano la lettura prima che la scuola ne faccia la sua “forzata imposizione”, perche’ “I promessi sposi” è quanto di piu’bello e utile si possa immaginare per imparare tutti i segreti della nostra meravigliosa lingua. A questo proposito viene naturale domandarsi il perche’ di tanto accanimento su Alessandro Manzoni tralasciando autori che meriterebbero di venire presentati e considerati e che invece sono ampiamente trascurati e un esempio fra tutti potrebbe essere il caso di Grazia Deledda: l’unica donna premio Nobel che nei testi scolastici è citata appena di striscio.

Alla luce di questo fatto se oggi fosse mio compito organizzare le faccende scolastiche, leverei come testi d’obbligo tutti quelli che riterrei degni di essere letti almeno una volta nella vita perche’ ” Il Bello” non si puo’ e non si dovrebbe imporre mai a nessuno e sarebbe piu sensato pensare ad una scuola che mirasse a far stimare e amare testi e autori di poco conto e meno importanti.

Suona certo come una provocazione questa, ma anche per la poesia a volte l’eccessivo accanimento a far entrare in testa i “passeri solitari” o le donzellette di campagna, lo trovo davvero fuori luogo e a farne le spese è anche in questo caso un autore che dovrebbe nvece essere letto e amato per tutta la vita: Giacomo Leopardi. Di lui benche’ studiato a memoria non ci è rimasto che qualche vago ricordo di quanto fosse sfigato malato e solo, anche se oggi nella sua Recanati sopravvive un rigoglioso turismo che celebra la sua citta’ natia.Recanati pero’ non viene ricordata solo per Leopardi perche’ anni dopo di lui vi nacque colui che come il Sommo Poeta, diventera’ ( lo spero vivamente) immortale: Beniamino Gigli.

Sara’ un eterno dilemma di eterne discussioni quello di venire a capo di cosa sia il bello e se questo abbia un valore oggettivo oppure no e ancora si sta a discutere se lo strabismo di Venere sia cosa apprezzabile oppure motivo di derisione, sta di fatto che oggi se mi chiedessero di fare un esempio di “cosa bella”, non esiterei a pensare a Beniamino Gigli.

Parlare del cantante e dell’uomo sarebbe come aggiungere acqua al mare e non voglio certo fare questo ma non voglio tacere su quanto mi ha dato e quanto continua a darmi quella voce che ritengo la piu’ bella mai sentita sulla faccia della terra. A confortarmi su questa tesi ci sono fior di critici che in coro asseriscono che Gigli è stato il tenore più grande del mondo e che invano si aspettera’ che ne nasca uno migliore.

Gianfranco Cecchele nel suo camerino dopo una Manon Lescaut mi disse che quella era l’opera di Puccini piu’ difficile e massacrante ” peggio dell’Otello” assicuro’ e quando la sentii cantare dal tenore recanatese stentai a credere che quel Des Grieux avesse 61 anni suonati…un miracolo nel miracolo.

Giuseppe di Stefano chiese a Gigli quando aveva finito di studiare:< cinque minuti fa>, rispose il tenore…aveva 60 anni e stava entrando in scena per un concerto e a questo proposito ho un ricordo che ancora quando mi torna in mente mi sembra un fatto esoterico e meraviglioso. Di via San Gallo a Firenze ho dei meravigliosi ricordi perche’ li c’era il mio negozio di libri usati dove spendevo i miei pochi risparmi e dove anche Dario Fo anni addietro spendeva i suoi ” non ” pochi risparmi, ma una volta in quella strada ci andai per seguire una lezione di canto invitato da una cantante; – Maestro Contini-, suonammo e ci apri’ un tizio che se non aveva 200 anni poco ci mancava.

La casa sembrava un museo e per poter avere quelle foto appese avrei dato il sangue: c’erano tutti i piu’ grandi cantanti con tanto di dediche, cosa mai vista prima e mai dopo!

Volle sentire anche me e fattomi accomodare mi disse:< vedi figliolo, sulla poltrona dove ora ci sei tu si sono seduti tutti i piu grandi cantanti da Pertile a Schipa, da Tagliavini a Corelli, ma quello che piu’ mi impressionava era Beniamino Gigli. Gia’ divo mondiale veniva da me a studiare e fissato un orario lo vedevo dalla finestra di casa che si canticchiava la parte anche un’ora prima e io lo lasciavo fare perche’ la sua voce la sentivo e non mi stancava mai>. IL Maestro Contini mi diede una lezione di vita: se un grande come Gigli ancora sentiva il bisogno di studiare, figuriamoci se possiamo mai sentirci arrivati noi che siamo quello che siamo.

Nell’ultima sua intervista il tenore disse che il brano che maggiormente lo commuoveva era “Non ti scordar di me”, e quello commuove anche me perche’ mi ricorda mio

padre e la mia infanzia fatta di poverta’ e Beniamino Gigli.

 

 

 

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