
In questi giorni tanti melomani appassionati hanno seguito sulla rete Rai, La traviata eseguita dal soprano Tiziana Fabbricini e diretta da Riccardo Muti con la regia della grande Liliana Cavani. E in tanti si sono anche chiesti il motivo per cui non la si vedeva più nei palcoscenici del mondo. Ci sono a volte motivi più forti della nostra volontà che ci portano a fare delle scelte obbligate. Importanti problemi personali l’hanno portata pian piano ad allontanarsi da quel meraviglioso mondo che è il Teatro lirico, dove lei, per anni era una delle regine della lirica fra le più acclamate.
Qualche giorno fa, era presente nella mia città, ed ho avuto il piacere di incontrarla. Fra un caffè e una bibita mi ha raccontato di se e della sua meravigliosa carriera.
Quando hai capito che ti piaceva il canto?
I miei ricordi partono dalla più tenera età, forse avevo 3 anni, e ricordo quanto mi piacesse cantare. Probabilmente, la passione per la musica e il canto l’avevo nel sangue in quanto mia madre cantava con una bella voce di soprano. Studiò, anche con la speranza di poter calcare i palcoscenici ma, il rigore dell’ educazione familiare e la gelosia di mio padre le aveva impedito di continuare su quella strada. Io la ammiravo e mi piaceva ascoltarla.
Cosa ti piaceva cantare in particolare?
Cantavo sempre e ovunque qualunque cosa. Dalle canzoni di Sanremo che imparavo in pochissimo tempo, alle canzoni nell’oratorio della Parrocchia e poi l’Opera lirica. Mi piaceva molto il Rigoletto e conoscevo a memoria il famoso duetto col baritono , ma io volevo essere la voce di Rigoletto. Poi mia madre davanti al mio continuo cantare, ricordo che mi diceva: “spegni quella radiolina!!”. Insomma, non mi stancavo mai.
C’è stato un momento in cui hai pensato che avresti lavorato con la voce e la musica?
Mi piaceva tanto suonare il pianoforte. Infatti appena ho potuto sono entrata al Conservatorio prima in pianoforte e poi in canto. Dopo poco tempo feci l’audizione per entrare nel coro del Teatro regio di Torino e mi presero. Avevo appena 18 anni ed ero la più giovane artista del coro. Mi piaceva tantissimo lavorare in palcoscenico ero felice e mi ritenevo fortunata. Ho cominciato a conoscere il fascino del palcoscenico e da qui ho capito che quella sarebbe stata la mia vita.
E poi la svolta
Si, a 22 anni ho partecipato al concorso Mattia Battistini, la cui presidente era l’attrice Franca Valeri, e lo vinsi. Grazie a questo iniziai a cantare la Traviata nei palcoscenici dei teatri di Provincia. La Traviata è stato il mio cavallo di battaglia , opera che ho cantato poi nei più importanti teatri del mondo.

A proposito di Traviata, è passata alla storia quella che hai eseguito al Teatro alla Scala diretta dal maestro Riccardo Muti con la regia di Liliana Cavani
Si e sono molto orgogliosa di questo. Uno degli spettacoli di maggior successo del Teatro alla Scala dal 1992
Ripreso moltissime volte negli anni successivi, ma subito reso memorabile dall’interpretazione di Muti e dalla regia senza forzature, tutta basata sui caratteri dei personaggi della Cavani. Ci tengo a sottolineare che anche la nostra compianta Giusy Devinu soprano cagliaritano,ha cantato nella stessa produzione.
Esatto. Ho conosciuto Giusy in quel periodo e la ricordo come una persona dolcissima, seria professionista di grande sensibilità . In quel cast cantava anche suo marito Francesco Musinu nella parte del dottore.
Quali sono gli artisti che ti hanno affiancato nelle tue Traviate che ricordi con maggior piacere?
Il ricordo dell’Alfredo con cui mi sono trovata più a mio agio è stato sicuramente Roberto Alagna. Fra i baritoni ho avuto il piacere di cantare con Renato Bruson, Sherrill Milnes, Juan Pons, Paolo Coni.
E i direttori?
Oltre a Riccardo Muti, anche il maestro Zubin Metha, Placido Domingo che mi diresse in una Travita al Metropolitan; Claudio Abbado che mi portò in Giappone per il Viaggio a Reims; Fabio Luisi, Antonio Pappano , persona meravigliosa, che mi fece debuttare in Manon Lescaut; Gianandrea Gavazzeni che mi diresse nella Lucia di lammermoor e tanti altri.
A proposito di Lucia di Lammermoor, ricordo benissimo la prima volta che venisti a Cagliari lasciandoci estasiati per la tua interpetazione, soprattutto nell’aria della pazzia.
Un bel ricordo anche per me. Mi dirigeva il maestro Alberto Peyretti e al mio fianco avevo il tenore Salvatore Fisichella, il baritono Stefano Antonucci e nel cast figuravano anche due cantanti sardi: Daniela Porru e Gianni Mastino. Il regista era il bravissimo Flavio Trevisan . Il Teatro comunale non era stato ancora inaugurato e le stagioni erano ancora nell’Auditorium del conservatorio.
Dopo quella produzione a Cagliari sei tornata e questa volta per cantare nel nostro grande Teatro Comunale.
Esatto! Era il 2011 per Napoli milionaria di Nino Rota, affiancata dal baritono Alfonso Antoniozzi e diretta dal maestro Giuseppe Grazioli.
Hai qualche ricordo memoraabile?
Tra i tanti, riguarda una mia Tosca, allo Staats Oper di Berlino e quella del Cairo in una Edizione Kolossal all’aperto per oltre 20.000 persone. E ancora , quando all’Opera di Stato di Vienna, in sala, c’era ad ascoltarmi il grande direttore Carlos Kleiber
Quali altre opere hai amato e cantato, oltre a quelle già citate?
Turco in Italia, II Viaggio a Reims, Don Giovanni, Anna Bolena, M. Stuarda, Macbeth, Tosca, Manon Lescaut, La Medium, The Turn of the Screw, La voix Humaine., Carmen, Adriana Lecouvreur, Cavalleria Rusticana, Andrea Chenier e poi alcune opere in Prima mondiale.
Dopo questa splendida carriera adesso ti dedichi anche ai giovani talenti.
Si soprattutto al perfezionamento musicale ed interpretativo. Per 12 anni dal 2003 al 2015 ho effettuato corsi di Perfezionamento Annuali per i vincitori del Concorso AS.LI.CO. Presso il Teatro Sociale di Como; ho collaborato con l’Accademica di Canto del Teatro Comunale di Bologna e con l’Accademia di Bel Canto “Rodolfo Celletti” di Martina Franca. Ho tenuto corsi dal 2016 al 2018 di Vocalità Donizettiana per il Teatro Donizetti di Bergamo.