di Maria Grazia Marilotti
Sarà il teatro della città e della Sardegna, proiettato verso una dimensione internazionale.
Uno spazio partecipato, inclusivo, sostenibile e social, aperto agli amanti della lirica, della musica e della danza, ai giovani, a un nuovo pubblico, accessibile e senza barriere”. Per Andrea Cigni è il giorno degli addii al passato e dell’inizio di un nuovo incarico. Giovedì arriva a Cagliari in qualità di nuovo sovrintendente al timone del Lirico, assumerà anche il ruolo di direttore artistico. Prende il posto di Nicola Colabianchi, ora alla guida della Fenice di Venezia.
Sommerso da un’onda di affetto lascia Cremona, dove per cinque anni ha ricoperto lo stesso ruolo al Ponchielli, ma anche per tre anni, fino al 2018, direttore del Conservatorio di musica Claudio Monteverdi. La malinconia lascia il posto a una nuova emozione, “a un sogno realizzato – confessa all‘ANSA -.
Il Lirico di Cagliari era in cima alle mie preferenze, una realtà importante, con tante competenze al suo interno, un’orchestra longeva, nata nel 1933 e ricca di storia come anche il coro, fondato nel dopoguerra”. Un ritorno a una città di mare per Cigni, livornese, classe 1974, il più giovane sovrintendente alla guida di una delle 14 fondazioni italiane.
“La scorsa settimana ho fatto un salto a Cagliari per prendere casa, l’ho girata in lungo e in largo ed è stato amore a prima vista – racconta – un saliscendi fantastico. Ho sentito un’energia fortissima, mi hanno colpito le persone accoglienti, i colori, la luce, il vento, i musei, gli elementi architettonici che ti sorprendono girando tra i quartieri”.
Un curriculum importante e idee chiare: “Mi metterò subito al lavoro, con il Consiglio di indirizzo, per dare una nuova identità a questo teatro, metterò impegno e cura dal punto di vista delle scelte artistiche e manageriali”. Il riferimento è alla mancanza di sponsor privati. “L’attività di marketing è fondamentale – sottolinea -, il teatro deve uscire e raccontarsi, trovare le risorse private, occorre spiegare alle aziende che quel che doni per la cultura, che investi in cultura, non solo qualifica la tua immagine, ma ha un ritorno economico”.
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