Ho sempre avuto una grande passione per la pittura e il disegno. Amo andare per mostre e conoscere nuove tecniche. Rimango incantata davanti alle opere originali che escono dagli schemi tradizionali. In particolare amo l’arte contemporanea perchè mi dà libertà interpretativa. Quando incontro poi un artista è istintivo domandargli i primi segnali della sua arte, la sua fonte di ispirazione e soprattutto se il suo percorso artistico è stato capito e incoraggiato dalle persone intorno a lui.

Ultimamente sono stata attratta dalle opere dell’artista cagliaritana  Lidia Licheri e in particolare “La donnina” sempre nuda e di spalle, che Lidia dipinge in tante situazioni  e da cui traspare poesia, dolcezza, malinconia,sogno.

Posso dire  dire che questi quadri per me sono stati amore a prima vista.

Naturalmente Lidia non dipinge solo la “donnina”, i suoi soggetti sono abbastanza vari come i riferimenti alla sua città di Cagliari o alla ritrattistica di amici e parenti.

Non ho voluto intervistare  Lidia Licheri ma ho preferito che mi raccontasse lei stessa la sua vita.

“Sono nata con questa naturale inclinazione, ricordo il mio amore per i colori e il disegno da sempre. Era il mio gioco preferito da bambina, la mia materia preferita quando andavo a scuola e restavo ore ad osservare disegni , illustrazioni , dipinti .

Amavo disegnare ma non copiare il che ha reso più difficile il mio percorso di crescita tecnica ma al contempo ho messo le basi per uno dei tratti distintivi della mia produzione artistica: l’originalità.

Disegni e colori sono stati a lungo i miei mezzi espressivi d’elezione. Il colore ha sempre prevalso sul tratto, pur condividendo lo spazio nel foglio. Un semplice disegno non colorato, in sfumature di grigio, era quasi inconcepibile per me. Mi opponevo a quel grigiore fin da piccola, colorando i disegni di Diabolik che trovavo a casa dei nonni.

Negli anni della mia fanciullezza le arti figurative raramente venivano considerate una base solida su cui costruire un futuro e così non posso certo dire di essere stata incoraggiata anzi, nonostante i suggerimenti dei miei professori della scuola dell’obbligo, sono stata indirizzata, con non poca sofferenza, a studi più canonici. Ma non si trattava di una semplice passione da convertire in hobby, la mia era una necessità e come tale non poté essere soffocata a lungo.

Così non appena riuscii ad emanciparmi da un futuro che non avevo scelto, mi misi di piglio buono e iniziai a studiare per recuperare il tempo perduto. Da autodidatta, con l’aiuto di coetanei che erano stati più fortunati di me e avevano potuto fare studi d’Arte e più avanti con lezioni private da professori che davanti alla mia determinazione, parlavano teneramente di diritto allo studio artistico negato….Certo mi é mancata la condivisione e a lungo mi ha pesato la continua rincorsa ma credo che questi elementi siano diventati in un certo senso fondanti nel mio modo di lavorare e quindi non rimpiango il mio percorso da autodidatta anzi in un certo senso credo di volerlo rivendicare.

Sono diverse le persone che poi con gli anni mi hanno sostenuto e incoraggiato, il primo senz’altro é stato il mio compagno di allora con cui non a caso continuo a condividere la mia vita. Nel mio percorso artistico una costante, se non La costante, è stata la ricerca di originalità, di riconoscibilità stilistica, la capacità di presentarmi al mondo in maniera unica senza nome e cognome ma con colori e tratto. La donnina e il suo mondo donnina è il frutto di questa ossessiva ricerca . Non dipingo soggetti di spalle ma un solo soggetto è di spalle , ed è lei e lo è sempre, il perché ? E’ forse la domanda più frequente che mi viene posta in merito alla donnina insieme al perché della sua nudità , altro elemento assolutamente costante in tutti i quadri in cui compare.

Le motivazioni sono razionali e in parte inconsce, di sicuro non univoche . Son domande che di norma rigiro al mittente, perché lo trovo più interessante, del resto il mio punto di vista credo di averlo già espresso nel quadro ma in questa sede è giusto dire la mia: è di spalle perché in questo modo il suo spettatore riesce a creare con lei una sorta di immedesimazione , non c’è un confronto , un incontro ma una sorta di compartecipazione nel dipinto . la donnina è la prima cosa su cui cade l’occhio ma poi è come se sparisse , la si osserva , ci si immedesima e attraverso questa trasposizione si respira e si vive in quello scenario che la circonda. Tutto questo non sarebbe per me possibile se mostrasse al suo spettatore il volto , la sua espressione , i suoi occhi .

È impossibile non subire condizionamenti o influenze dai grandi maestri Per quanto confesso che gli studi non accademici possano, almeno in principio, aiutare in tal senso. Ma l’arte é la mia vita e tutto ciò che ho visto e vissuto ha giocato un ruolo nei miei quadri seppur secondo regole distanti dall’emulazione. Quelli che maggiormente ho stimato talvolta li ho anche omaggiati nelle mie opere, maestri come De Chirico , Magritte , e forse più di tutti a Henrie Rousseau . Ma la reale visibilità di certe cose dipende spesso dagli occhi di chi guarda. Sarebbe già qualcosa se qualcuno potesse perdersi tra i colori dei miei quadri come feci io a vent’anni davanti a quelli di Henry Rousseau a Parigi .

Come potrei definirmi nell’arte?. Bella domanda .. Non classica , un po’ naïf ma anche metafisica , con certe opere forse anche pop ( coloritratti e citta’) di sicuro una “colorista “… nella mia produzione artistica non c’è solo la donnina , ci sono i coloritratti o le città dipinte , che sono stilisticamente molto diversi dalla prima ma in comune hanno tutti lo stesso denominatore : l’uso attento dei colori e la ricerca dell’armonia fra di loro . Non mi definirei romantica quanto piuttosto onirica .

Ad oggi la stragrande maggioranza delle mie opere è stata realizzata con l’uso di vernice acrilica . Ma non mancano gli acquerelli e gli oli ne una passione conservata dall’infanzia: le matite colorate. La passione per le matite colorate mi ha fatto diventare anche scrittrice di filastrocche, al solo scopo di illustrarlo, quando realizzai un libro per bambini, dedicato a mia figlia Sara, pubblicato nel 2012.

Se poi ho voglia di magia allora predo un blocco di creta e modello: esperienza che concilia con l’esistenza. . Ultimamente ho anche avuto modo di avventurarmi nel mondo infinito e dalle mille potenzialità della grafica digitale , dipingendo con penna grafica stampe realizzate in tiratura limitata. Amo molto però gli strumenti tradizionali perché della pittura mi piace la gestualità ( mescolare i colori , muovermi liberamente su grandi supporti , toccare le carte più diverse temperare le matite sentirne il profumo passare pennelli sulla tela cambiandoli a seconda di ciò che devo fare ).. insomma la concretezza senza ombra di dubbio vince sulla virtualità !!

Nonostante tutto ciò che ci siamo detti fin qui, la pittura non riesce a bastarmi. O meglio lo fa come linguaggio espressivo per ciò che ho da dire o da capire del mondo, ma sul versante della riflessione su quello stesso mondo e talvolta dell’evasione, condivide il suo tempo con una grande passione anch’essa con radici antiche: la musica e nello specifico il pianoforte. Ma ripeto parliamo in questo caso di una passione, di qualcosa che attiene solo al mio privato, talvolta fonte di ispirazione e sempre di equilibrio. Nella musica, anche interpretandola non mi esprimo ma ascolto, almeno fino ad oggi.”

 

 

 

 

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