Qualche giorno fa, un’ amica, abbonata storica del Teatro Lirico di Cagliari, mi domandava come mai vi siano due mondi contrapposti all’interno del teatro. Non  capivo cosa mi volesse chiedere esattamente. Ho fatto subito una premessa dicendole che ormai da qualche anno io ne sono fuori pur seguendo con molta attenzione la programmazione per mantenere i miei lettori sempre aggiornati. Anche lei segue con attenzione i social  e le mie pagine ed è per questo motivo che voleva qualche delucidazione. Aveva letto delle   diverse lotte e manifestazioni che i lavoratori dei teatri lirici stanno portando avanti per salvaguardare il posto di lavoro e anche della delegazione  del Teatro di Cagliari che ha partecipato alla manifestazione di Firenze (la più grande partecipazione di tutti i tempi che ha visto i rappresentanti delle 14 fondazioni liriche italiane) . Al centro della protesta l’ art 24 della legge 160 che declassa le fondazioni e precarizza i lavoratori imponendo il pareggio di Bilancio. In sostanza le Fondazioni  devono raggiungere il pareggio economico e un “tendenziale equilibrio patrimoniale e finanziario” entro l’esercizio 2018.
La mia amica,  ha seguito con attenzione anche le dichiarazioni del dirigente del Lirico, legate alla trasferta a New York dove si prospetta un futuro roseo  ricco di novità e collaborazioni internzionali.   “Vogliamo gettare le basi – spiega il sovrintendente  Orazi durante una intervista – per nuove sfide internazionali anche nel 2018“. “Siamo seguiti con molta attenzione – conferma il sovrintendente – e curiosità sin da quando l’estate scorsa è stata annunciata la trasferta”. Previsti a New York diversi incontri istituzionali. E in quell’occasione si cercherà di creare le premesse per nuove avventure musicali negli States.
Oggi , al Rose Theatre del Lincoln Center, ci sarà la prima   dell’opera La campana Sommersa di Respighi,  produzione tutta cagliaritana.
La mia amica mi chiedeva se sapessi quale fosse la verità tra questi due lati di una stessa facciata. Sinceramente non ho saputo cosa rispondere. Premetto che se il nostro Teatro lirico ha successo all’estero può essere per me e tutti i cagliaritani solo motivo di grande gioia e soddisfazione, ma allo stesso tempo vorrei che chi frequenta e vive il teatro dall’esterno possa conoscere il futuro di questa nostra importante realtà culturale.
P.s. Cosa sarebbe costato al teatro americano in questione aggiungere in questo  video-promo  che l’opera di Respighi è una produzione cagliaritana?

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