Ero giovane studentessa del conservatorio quando la mia insegnante di Arte Scenica (Maria Boninsegna) ha proposto a me ed ai miei compagni di partecipare come comparsa alla stagione lirica in corso (1978-79) dove la stessa insegnante ricopriva il ruolo di aiuto regista. Per uno studente in canto, ma anche per tutti gli strumentisti, poter vivere e partecipare ad un’opera sul palcoscenico è una cosa utilissima perchè si vive in anticipo quello che sarà il lavoro che ci aspetta sia come artista che come professore d’orchestra.
Le opere di quella stagione cui partecipai furono La Boheme e la Carmen.
Il regista ci scelse dando ad ognuno di noi un ruolo bene definito .Ricordo che all’inizio provavo un po’ di vergogna a muovermi ed agire come lui chiedeva. mi sentivo ridicola e pensavo che mai avrei fatto quel mestiere, invece dopo i primi momenti di imbarazzo, ecco che è scattata la molla della passione. Passavamo giornate intere in teatro, (all’epoca la stagione lirica si svolgeva nell’Auditorium del Conservatorio), da dove uscivamo giusto il tempo per frequentare le lezioni.
Non ci importava se ci pagavano poco, ci importava essere lì. Ricordo che prendemmo confidenza con i reparti della sartoria, del trucco e poi con i cantanti stessi che ascoltavamo incantati nei loro racconti anche un po’ gonfiati.
Molti artisti approffittavano della nostra ingenuità per ingigantire le loro prodezze e noi ci credevamo, per poi scoprire, una volta diventati professionisti, che la metà di ciò che ci raccontavano erano delle balle. Tra i personaggi che facevano parte del mondo del teatro lirico cagliaritano è impossibile non ricordare il Capocomparsa, sig. Tonino, che raccontava delle sue conquiste (forse solo immaginarie) delle cantanti che ha conosciuto negli anni in cui a sua volta era giovane comparsa. E poi il mitico sig. Antonelli, direttore di palcoscenico che prediligeva i giovani ragazzi rimproverando ad ogni piè sospinto noi ragazze minacciando sempre di farci buttare fuori.
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