Anche quest’anno, la Musica ci riunirà nel ricordo di Manuela Giovannini . Insieme agli organizzatori Musica Viva Cagliari, Gruppo Vocale “Laeti Cantores” Cagliari e Francesco Pilia, interverranno cantori e musicisti che non hanno mai dimenticato il suo raggiante sorriso . Vi invitiamo a unirvi a noi: il ricavato della serata sarà devoluto in beneficenza ad ASGOP Associazione Sarda Genitori Oncoematologia Pediatrica 🫂

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Lunedì 21 NOVEMBRE
chiesa di Santa Rosalia ore 20,30
Cagliari
Chi era Manuela Giovannini?
Manuela Giovannini era nata a Trento dove ha studiato frequentando il Liceo Classico ed il Conservatorio. Ottenuta la licenza media di violino si è trasferita a Parma, dove si è diplomata in viola. Ha quindi intrapreso la carriera orchestrale, suonando nell’Orchestra dell’Ater, quindi in quella del Teatro Massimo di Palermo e nell’orchestra del Natal, a Durban, in Sudafrica, dove ha ricoperto l’incarico di seconda viola (sub-principal).
Parallelamente, sin dagli anni di Trento, ha suonato in diverse formazioni da camera e quartetti (a Parma aveva studiato anche con Elisa Pegreffi, storica violinista del Quartetto Italiano, di cui avrebbe sempre, in seguito, ricordato il prezioso insegnamento, nonché le grandi qualità umane).
Il periodo trascorso in Sudafrica ha costituito un’esperienza profonda ed indimenticabile, sia per la qualità e la varietà delle produzioni – che spaziavano dai concerti squisitamente classici, ai musical, ai concerti di musica rock arrangiata per orchestra, ai balletti – che per l’esperienza di vita in un paese che stava proprio allora uscendo da decenni di apartheid, sia per la profondità dei rapporti umani instaurati con i membri di quella piccola società trans-continentale costituita dagli orchestrali e dal corpo di ballo, provenienti dai più diversi angoli del mondo.
Proprio la fine dell’apartheid e le sommosse popolari conseguenti però costituirono una vera e propria frattura che toccò anche, e forse soprattutto, le Istituzioni culturali di stampo europeo: l’orchestra quindi fu costretta a chiudere e Manuela a tornare in Europa.
Suonò quindi nell’Orchestra del Salento di Lecce, città dove visse per diversi anni, e dalla Puglia si trasferì quindi nell’orchestra del Teatro Lirico di Cagliari, città che divenne la sua residenza definitiva e dove conobbe quello che divenne poi il suo compagno di vita, Michele.
Nell’ambiente orchestrale di Cagliari però non riuscì a trovare una tranquillità lavorativa di cui ormai sentiva l’esigenza: senza abbandonare mai il suo strumento, la viola, di cui al Conservatorio di Cagliari conseguì la laurea magistrale con una tesi su Nino Rota, intraprese un percorso di studio nella Didattica musicale, con l’obiettivo di inserirsi nella scuola. Diploma di Didattica in Conservatorio, SIS e quindi la specializzazione per il Sostegno le consentirono di entrare nelle graduatorie di insegnamento delle scuole medie e superiori, dove, anche a prezzo di lunghi, estenuanti trasferimenti quotidiani, ha insegnato sino all’esordio, ed anche ben oltre, della malattia che tre anni fa ce l’ha portata via.
A Cagliari Manuela si inserì anche nel coro Musica Viva, che le fece riscoprire la passione per il canto (da giovane, in Trentino, aveva sempre cantato in coro): da questa esperienza è scaturita la possibilità di studiare il canto con il Metodo funzionale di Gisela Romert. Dedicatasi anima e corpo a questo nuovo percorso, ha conseguito risultati notevoli che le hanno permesso anche di prendere parte a molti concerti in qualità di voce solista. Proprio il canto l’ha accompagnata sino alla fine, quando, a causa delle molteplici operazioni non era più in grado di sostenere lo strumento. Lasciare la musica sarebbe stato obiettivamente troppo doloroso e la possibilità di poter fare musica con la voce ha costituito una fonte di gioia, pur nel periodo difficilissimo seguito alla diagnosi.
Manuela non si è mai persa d’animo, ha continuato a cercare ed a dedicarsi al prossimo anche attraverso la partecipazione alla fondazione ed alla vice-presidenza dell’associazione Idea, promotrice di gruppi di auto-mutuo-aiuto, di cui divenne anche facilitatrice. Avere una diagnosi di tumore può innescare comportamenti molto diversi, tutti plausibili, tutti giustificabili, anche quando comportano l’isolamento e la chiusura in sé stessi. Ma lei, aperta di carattere, aveva capito che proprio dagli altri, in particolare da chi poteva condividere la sua situazione, poteva arrivare il sostegno e la condivisione di cui in momenti così difficili della vita si ha estremo bisogno. Gli anni della malattia non l’hanno vista cambiare nelle sue qualità di grande generosità, altruismo, empatia, ma hanno aggiunto altre qualità umane di maturità e capacità di condivisione a coronamento del viaggio dolorosamente arduo verso la fine della vita che ella ha percorso negli ultimi anni.
Era consapevole o no? Molto probabilmente si, ma è riuscita a trasmettere una sorta di tranquillità a chi le è stato vicino negli ultimi giorni, in cui ancora faceva progetti per il futuro, nella speranza di non pesare troppo. Manuela è vissuta in maniera indipendente, donando e donandosi in maniera disinteressata sino alla fine e realizzandosi pienamente come essere umano, pur nel dolore della malattia che l’ha messa così duramente alla prova.
Marina Giovannini

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