Dopo la disavventura oncologica avuta lo scorso anno , periodicamente sono costretta a fare della fisioterapia.

Inizialmente mi recavo allo stesso ospedale, ma, ultimamente ho preferito scegliere un centro privato.

E’ molto importante dal punto di vista psicologico affrontare una fisioterapia che sia oltre che riabilitante anche tranquillizzante.

In questo centro devo dire che si respira un’aria di cameratismo.

Si svolge in un grande salone dove  i pazienti , ognuno col suo fisioterapista, sono sdraiati nei vari lettini e si sottompongono ai diversi trattamenti.

 Il salone è diviso per zone: da un lato si svolge la terapia di gruppo . Raf è il fisoterapista che segue il gruppo quasi sempre composto da persone molto anziane.

Lui che ha un carattere sempre allegro cerca di sdrammattizzare i dolorosi esercizi raccontando barzellette e facendo dialoghi a distanza con i suoi colleghi.

Da poco ho sentito un dialogo fra due vecchiette che avevano terminato i cicli di fisioterapia ma meditavano di farsene prescrivere un altro ciclo perchè quelle ore con Raf oltre che far bene fisicamente , rimpiva loro il tempo, in allegria, che altrimenti sarebbero state in solitudine.

  La mia fisioterapista invece  si chiama Nica, è un bella ragazza bruna, molto estroversa ma anche molto professionale e preparata. Anche lei dialoga sempre con i pazienti spiegandomi che ciò è di fondamentale importanza per distrarre e sentire meno intenso il dolore causato dagli esercizi.

Io l’ho sperimentato in prima persona. Gli argomenti non mancano soprattutto perchè abbiamo in comune le problematiche di chi  ha a che fare con bambine dell’età preadolescenziale: dalle prime cotte, ai rapporti con compagni e maestre.

 

Però, non tutti gradiscono dialogare col fisioterapista e ciò è successo proprio con la mia.

Un paziente l’ha rimproverata di parlare troppo e di non far bene il suo lavoro.

Lei giustamente si è risentita perchè, intanto la fisioterapia non si fa con la bocca ma bensì con le mani e poi , sentire tutto il giorno i pazienti che si lamentano a volte anche senza motivo, fa tornare a casa oltre che stanchi anche depressi.

E’ vero che noi siamo pazienti perchè dobbiamo sopportare il dolore, ma i fisoterapisti lo sono altrettanto perchè ogni giorno hanno a che fare con persone sempre diverse per età e per carattere che spesso è  ispido e difficile da controllare.

Categories:

Tags:

One response

  1. Hai ben ragione. Io di cicli di fisioterapia e di ginnastica riabilitativa ne ho fatti diversi per problemi lomabari e di ernia del disco. Bisogna essere pazienti nel vero semso della parola e collaborare con i fisiatri di turno e soprattutto essere sempre di buon umore.

    Insomma basta essere – come diceva il grande Totò – pazienti impazienti…

    Ciao

    Lanfranco

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Romanzo giallo di
Ignazio Salvatore Basile
clicca sulla foto
Iscriviti con la tua email per essere sempre aggiornato

Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.

Theitalianfoodaholic
Italian Food and Travel
Curiosità al Teatro Lirico

Archivi
Le mie videointerviste

</

Personaggi e interviste (1)

Francesco Demuro tenore

Visitatori

14773043

Le mie interviste per la Banca della memoria

Banca della memoria
Seguimi su Twitter
Racconti tra sogno e realtà

I corridoi del teatro

Era la prima volta (1 parte)

Era la prima volta (2 parte)

Assurdità in teatro

Un matrimonio molto singolare

Napoli: scippo con sorpresa finale

La bottega del quartiere

A.A.A. ragazzo timido cerca fidanzata

Details