Lorenza Gaetani costumista di Pagliacci


Ieri era una giornata particolare per tutti noi sardi: giornata di lutto nazionale per ricordare le vittime dell’alluvione che ha ferito la nostra amata Isola. Non si dovrebbe morire per una pioggia, ma succede purtroppo anche questo e non solo. Dopo la morte penso che il dolore più grande sia quello di perdere la casa, il lavoro, e tutto ciò che riguarda la vita. E’ successo.
Ieri sera in teatro si è andati in scena ugualmente, perchè il lavoro deve andare avanti e perchè la vita non è fatta solo di dolore ma anche di desiderio di ripresa e speranza.
Era da tempo che non si vedeva il teatro pieno come ieri sera; era da tanto che non si sentiva esplodere l’applauso come ieri sera . Emozione grande è stata anche quella della lettera giunta dal maestro Franco Zeffirelli, regista dell’opera, poco prima  dell’inizio, che ci ringraziava per il lavoro svolto ma soprattutto sottolineava solidarietà per il popolo sardo.
Ieri alla fine dell’opera Pagliacci, mi è rimasta dentro l’emozione, a lungo, proprio come accade ai protagonisti principali che a volte  (lo racconta il baritono Alberto Gazale, uno dei protagonisti, in questa mia video-intervista) hanno bisogno di un po’ di tempo per riuscire a staccarsi da un personaggio e tornare alla vita normale per poi  riimmergersi in un altro. Poi meditavo sul fatto, una storia talmente attuale che mi ha particolarmente impressionato.
Il dramma dell’opera Pagliacci di Leoncavallo è una storia vera. Essa si ispira a un delitto realmente accaduto a Montalto Uffugo, in Calabria, quando il compositore era bambino e in seguito al quale il padre di Ruggero Leoncavallo, che era magistrato, istruì il processo che portò alla condanna dell’uxoricida.Per chi non la conoscesse qui può leggere la trama.
Il regista Franco Zeffirelli l’ha voluta ambientare  in una periferia del Sud di oggi, con motorini, officine e degrado morale di ogni tipo.Una scena piena di gente, (forse troppa) e anche piena di drammi fra tossicodipendenze, prostitute, spacciatori, casalinghe che faticano ad arrivare alla fine del mese, branchi di giovani sbandati ecc.. . Un paese che però trova un po’ di luce con l’arrivo di un carrozzone di Pagliacci.
Proprio loro, i Pagliacci, sono stati ieri sera i protagonisti di questo spettacolo stupendo. Professionisti del mondo circense che hanno reso quest’opera davvero speciale. Bravi, davvero molto bravi tutti indistintamente! Chi ancora non avesse fatto il biglietto, lo faccia perchè questo è uno spettacolo da non perdere.

Regista Franco Zeffirelli, aiuto registi Stefano Trespidi,  Yamala Das Irmic, i costumi sono di Raimonda Gaetani e le luci di Gianni Paolo Mirenda.
La direzione musicale è, invece, affidata al giovane maestro torinese Marcello Mottadelli, anch’egli al suo debutto a Cagliari, che dirige l’Orchestra e il Coro del Teatro Lirico e il Coro di voci bianche del Conservatorio Statale di Musica “Giovanni Pierluigi da Palestrina” di Cagliari. Il maestro del coro è Marco Faelli. Il maestro del coro di voci bianche è Enrico Di Maira.
Protagonisti dell’opera sono giovani ed, in alcuni casi, affermati cantanti che si alternano nelle recite quali: Cellia Costea (22, 24, 26, 29)/Maria Pia Piscitelli (28, 30) (Nedda/Colombina), Rubens Pelizzari (22, 24, 26, 29)/Francesco Anile (28, 30) (Canio/Pagliaccio), Alberto Gazale (22, 24, 26, 29)/Leo An (28, 30) (Tonio/Taddeo), Saverio Fiore (Peppe/Arlecchino), Gianpiero Ruggeri (22, 24, 26, 29)/Krum Galabov (28, 30) (Silvio), Carlo Checchi (primo contadino), Marco Tomasoni (secondo contadino)

5 Responses

  1. Mi dispiace non condividere tanto entusiasmo ma mi è sembrato uno spettacolo vecchio e incongruo per il misero mondo di Pagliacci. A parte i costi, immagino, che in tempo di crisi non sono aspetto secondario. Corre voce che i giocolieri e diversi figuranti siano venuti da fuori. Con tutti i giocolieri che abbiamo ai semafori (non è una boutade, sono serio) era necessario ? E scomodare due cantanti (mah !) di fuori per le battute dei contadini ? Due artisti del coro avrebbero fatto meglio certamente.

  2. Sul punto dei comprimari concordo. Certo, lo spettacolo è costoso e su questo siamo tutti d’accordo, ma non dipende da noi e penso che lei lo sappia molto bene. Per quanto riguarda i giocolieri, facevano parte del ” pacchetto” , prendere o lasciare.Il nostro lavoro è cantare o suonare. Personalmente, avendo vissuto da dentro questa produzione, l’ho trovata entusiasmante. Forse non è stato così per tutti coloro che stavano in platea. Tantissime persone hanno concordato con noi, altre meno, ma è giusto che sia così

  3. Certamente so benissimo che non dipende da voi ma il mio era proprio il modo di stigmatizzare scelte inopportune. Io avrei “lasciato” anzichè “preso” e scelto un’altra opera, magari assente da decenni dai palcoscenici cagliaritani. Una per tutte Ernani, assente dal 1951 ! Con amicizia

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