Ieri sera ho visto l’ultima recita della Madama Butterfly in cartellone al Lirico di Cagliari per la stagione 2018. Ho goduto per la bellezza delle scene, dei costumi e di una superba regia (Aldo Tarabella ). Finalmente l’occhio ha avuto la sua parte, un po’ meno l’orecchio.
La prima volta che vidi quest’opera ero giovane studentessa del conservatorio. La stagione lirica 1977 si rappresentava all’Auditorium dello stesso conservatorio e per poter avere i posti in prima fila, con i miei compagni di scuola facevamo la notte davanti al botteghino . Cho Cho San era interpretata dal grande soprano Rajna Kabaivanska, a Cagliari per la prima volta.
Quella Butterfly mi rimase nel cuore. In seguito ho fatto tante edizioni di quest’opera cantando accanto a grandi nomi, ma quei brividi non li ho più provati. Mi è rimasta impressa la sua interpretazione e l’importanza che dava ad ogni gesto, alle mezze voci , alle parole, sottolineando la freschezza del personaggio. Nulla era lasciato al caso affinchè emergesse la Cio Cio San quindicenne innamoratissima dello straniero. Ricordo come fosse oggi l’ingresso col coro e la sua voce che svettava sopra tutte ergendosi sicura verso il re bemolle sopracuto, finale della romanza.
Oggi , niente di tutto ciò. Nessun brivido. L’orchestra in diversi momenti è risultata eccessivamente forte impedendo alle voci di staccarsi dal palco e arrivare al cuore dello spettatore. Il soprano Amarilli Nizza, ancora provata da uno stato precario di salute, (è stata sostituita anche in una recita precedente) non ha potuto interpretare serenamente un ruolo che le è consono. Il tenore Massimiliano Pisapia, che ha una voce potente (ma in qualche occasione anche forzata) riusciva ad emergere solo negli acuti.
Ottimo invece il personaggio del console , ben interpretato dal baritono Filippo Polinelli . La sua voce scura ha disegnato uno Sharpless serio e rispettoso. Il mezzosoprano Rossana Rinaldi dalla bella qualità vocale è stata all’altezza del ruolo di Suzuki, serva di Butterfly dolce , servizievole e sensibile.
L’impegnativo ruolo di Goro, era affidato al tenore nostrano Enrico Zara che ancora una volta si è mostrato un artista completo sia vocalmente che scenicamente. A loro agio anche gli altri comprimari come il basso Renzo Ran nello zio Bonzo ; il baritono Nicola Ebau nel principe Yamadori , Gianni Giuga nel Commissario imperiale e Francesco Leone nell’ Ufficiale del registro .
Il coro diretto dal maestro Donato Sivo è stato impeccabile. L’orchestra diretta dal maestro Donato Renzetti ha avuto dei bei momenti soprattutto nell’intermezzo dell’opera. Belle e originali le coreografie di Luigia Frattaroli
L’allestimento è del Teatro del Giglio di Lucca