Ho sempre avuto grandi soddisfazioni dai miei allievi di canto, sia da quelli che apparentemente sembravano senza grandi doti e sia da chi le doti le ha mostrate da subito.
Non avevo mai lavorato con ragazzi con problemi di disabilità. Oggi è successo, quasi per caso.
Sono venute da me alcune persone che vogliono superare i loro problemi col canto. Fra queste anche un giovane di 21 anni, probabilmente autistico, accompagnato da sua madre. Non riuscivo a capire se fosse a disagio per la mia presenza o per quella degli altri  a lui sconosciuti.
Per iniziare ho chiesto il nome a ciascuno. Anche lui , dietro suggerimento della mamma,  ha risposto , anche se ad occhi bassi,  tenendosi nervosamente le mani e con tutto il corpo  in movimento. Per un attimo mi sono messa nei panni della madre che ho visto rassegnata e triste. Ho pensato che non sarei riuscita a fare nulla, mi sono sentita  senza “armi“.
Gli ho chiesto se conosceva una canzone ,  ma mi ha risposto ancora la madre incoraggiandolo a provare. Ecco che, con la testa bassa e le mani strette , raggomitolato in se stesso, ha emesso qualche suono poco definito. L’ho spinto a riprovare consegnandogli il microfono. Questo gli ha dato forza, ed ecco che pian piano, quei suoni precedentemente indefiniti cominciavano ad avere un senso, a prendere la forma di una canzone con una buona intonazione . La prova è andata avanti così in alternanza con agli altri compagni e unendosi anche in coro con loro.  L’atteggiamento del ragazzo, a fine lezione, ha subìto una grande evoluzione: non più irritato e nervoso e raggomitolato su una sedia, ma in piedi, davanti allo schermo e al microfono, cantando con gli altri.
La parte più bella è stata sicuramente quando il ragazzo ha detto alla madre che voleva tornare presto per provare anche le canzoni di Vasco Rossi e soprattutto perchè tutti gli eravamo risultati simpatici.
Gioia e soddisfazione indescrivibile anche per me.

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