Il progetto rifiutato

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Un post che non avrei voluto scrivere.
Al Teatro Lirico di Cagliari, da ieri sera, dopo un periodo di tregua-speranza è ricominciata la lotta contro la dirigenza. Il collega Alberto prova a spiegarvi i motivi.
Sappia, chi ci legge, che la lotta riprende soprattutto perchè a Gennaio ormai concluso, il CdA non ha ancora rivelato quale sia, se esiste, un progetto per il risanamento del teatro e non c’è una programmazione credibile nei titoli e nei costi, non c’è una biglietteria funzionante e questi fattori hanno già fatto registrare una perdita di un migliaio di abbonati. I costi non ancora chiaramente definiti lasciano forti dubbi sulla effettiva realizzabilità della programmazione annunciata che, last but not least, non prevede l’assunzione del personale precario indispensabile alla messa in scena degli allestimenti. Inoltre, una programmazione sinfonica al costo annunciato di oltre 500.000 euro indica che qualche anomalia nei costi è ancora presente nei misteriosi conti del Teatro Lirico di Cagliari; è un costo, questo, eccessivo se raffrontato con quello che era il costo dichiarato delle stagioni sinfoniche realizzate durante l’ancient regime, quello degli sprechi. Le stagioni sinfoniche in “regime di spreco” non costano, normalmente, più di 300.000 euro. I titoli delle opere in programma non sono certo tra i più richiesti, e come al solito si propone al pubblico un prodotto che, se il teatro fosse un esercizio commerciale, sarebbe destinato a languire sugli scaffali. Ricordiamo che questa politica ha fatto perdere quasi 8000 spettatori negli ultimi quattro anni, a cui si aggiungono quelli di quest’anno. Per risolvere i problemi, oggi il CdA incarica due figure: il direttore d’orchestra Hubert Soudant e uno sconosciuto Giuseppe Cuccia (leggi articolo Unione Sarda) che, uno e trino, ricoprirà l’incarico di Direttore del Personale, Direttore Amministrativo e Addetto alle relazioni sindacali (un “3 per 1” da supermarket) a cadenza bimestrale, come una bolletta. I lavoratori del Lirico contestano queste scelte perchè non ritengono che queste siano le figure adatte a poter dare la spinta necessaria alla rinascita del teatro, e la programmazione ai due affidata dimostra che ci troviamo di fronte a persone che essendo assoldate durante un casuale passaggio a Cagliari hanno difficoltà ad orientarsi in un ambiente a loro estraneo. I lavoratori del teatro, che invece conoscono bene il loro pubblico e sanno esattamente quale debba essere la programmazione che può portare nuovamente il pubblico in teatro, credono oggi che si debba ripartire appunto dal rapporto con gli spettatori offrendo loro ciò che da anni chiedono: opere del repertorio tradizionale italiano. A questo proposito chiedono che si accolga la proposta del tenore cagliaritano Gianluca Floris che ha presentato una programmazione fatta principalmente di opere italiane, opere tradizionali e di repertorio realizzabili a costi ridotti grazie alle conoscenze di Floris che gli permettono di contattare cantanti, registi e direttori a cachet ridotti al 30% rispetto al solito. I costi degli allestimenti, poi, sarebbero ridotti utilizzando per la loro realizzazione le maestranze in forza al teatro che hanno già abbondantemente dimostrato le loro capacità e la loro professionalità.
Aggiungo: in un teatro italiano (che non nomino per correttezza) i lavoratori sono andati dal sovrintendente a chiedere che si contattasse Gianluca Floris per avere la sua programmazione. Questo a riprova che il progetto è ritenuto valido anche altrove.
Floris ha pubblicato il suo progetto e chiunque può prenderne visione e valutarlo (clicca qui)

Un commento

  1. Io ribadisco quanto ho scritto su Fb, il 30 dicembre 2010, circa la proposta del Sig. Gianluca Floris.
    @ Sig.Alberto Loi e tutti. “Scusate. Mi sono permesso di leggere il rullo perchè il Tema mi ha freddato con semplici numeri posti a confronto e che allo stato attuale delle cose non lasciano dubbi circa la doverosa preferenza da attribuire al Sig.Gianluca Floris. Ci si aspetterebbe, quindi, che il buon senso, la logica, l’evidenza dei fatti, facesse tutti remare verso riva e non a de-riva. Io ovviamente non entro in merito alle congiutture legate alle varie cariche professionali incaricate alla gestione del Teatro Lirico, anche perchè non le conosco. In linea di princìpio però io ritengo che di fronte ad una emergenza prolungata, di cui la soluzione ancora è incerta, la Ragione suggerisce dover trovare l’iniziativa che non peggiori la situazione, che debba salvare (non possa, debba) il maggior numero di “superstiti”. Fra tutte le soluzioni di un caso complicato, la più semplice è sempre la più plausibile sebbene anche provvisoria. Il pubblico affezionato, anche da 30 anni quando si recava al Conservatorio, di sicuro è a conoscenza del problema, di sicuro sogna, desidera, spera, vuole, pretende che questo si risolva a titolo definitivo. In questo momento, proporre un Palinsesto “alternativo” , per quanto ovviamente plausibile, a mio avviso provocherebbe sconcerto, una sorta di disorientamento, una difficoltà emotiva a dover dedicarsi al nuovo, con non poche dispersioni di attenzione da investire nel Concerto; quello di cui c’è bisogno in questo momento, a mio avviso, per tutti, è dover (non poter, dover) dedicarsi su un lavoro collettivo, assoluto, di cui -tutti- già ne posseggono conoscenza acquisita e pregressa, tale da non dover investire oltre il ragionevole necessario, sia in tempo che in soldi. Offrendo al pubblico un Palinsesto collaudato, per quanto ormai standard se non addirittura inflazionato, ci si mette senza dubbio al sicuro e dalla -loro parte- affinchè -loro- in realtà possano solidarizzare con Voi, sempre e comunque. Il pubblico, ora, ha bisogno, voglia e perchè no pretesa, di vedervi letteralmente all’Opera per ascoltare ciò che ora -SA- benissimo ma che può rassicurarlo sul fatto che -CI SIETE- , esercitate, eseguite: TUTTI, all’unisono. Nel momento in cui tutto, o quasi, appare “ovvio” e si vorrebbe aprire la partita di Scacchi con il Cavallo, è statisticamente dimostrato che la mossa, il più delle volte, risulterà deleteria all’insieme, autolesionista all’artefice. Di fronte alla volontà di sorprendere, bisogna giocare l’Asso. Nessuno contesta la intraprendenza a voler proporre il Nuovo oppure il Desueto, il che di per sé significa promuovere e fomentare la Cultura della mente; tuttavia, a mio avviso, è necessario farlo operando per gradi, a piccoli passi. Allora, al pubblico, inserita nel contesto di una serata, gli si offre solo la Overture dell’Opera Nuova di cui la volta dopo si terrà l’intera rappresentazione. Bisogna che il pubblico, nel mentre sta con le orecchie -sul sicuro- , assaggi un po’ di nuovo senza che venga sollecitato troppo. Con questo sistema ci si garantisce il successo della serata portante, nello stesso tempo si nutre la curiosità per quella successiva. Il pubblico deve essere messo nella condizione -di tornare- la volta successiva e non di scappare. Un gommone bucato, alla deriva, bisogna avvicinarlo quanto prima a riva; remando -tutti- verso riva. Soltanto quando si è consapevoli di essere praticamente al sicuro, ci si può permettere di provare ad accendere il motore in panne, a finire a nuoto, ad attendere soccorsi ben lieti di salvare e trattare da eroi i superstiti. Se dal capo del gommone bucato parte l’ordine di remare contro vento, con mare in burrasca, perchè al capo interessa approdare nel Porto sotto gli applausi del pubblico, le persone Razionali non smetteranno mai di chiedersi il motivo di quella scelta scellerata che avrà compromesso diverse vite per il “successo” di uno. La gente Razionale, Colta, logica, prudente, realista, non potrebbe mai perdonare -Uno- incosciente, Dilettante il quale, se volesse uscirne moralmente integro e stimabile, prima di optare per decisioni eclatanti deve scontrarsi con l’umiltà pura e riuscire a chiedere consiglio a coloro che conoscono il mare ed i rischi, senza sacrificare nessuno, per vincere TUTTI. Scusate il disturbo, la lungaggine, ma ci tenevo molto ad evidenziare questo tipo di concetto. Grazie a tutti per l’attenzione”.
    30 dicembre 2010 alle ore 10.40

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